Avrebbe compiuto 67 anni ieri, mercoledì 19 febbraio, se uno scompenso cardiaco non lo avesse portato via troppo presto, quando di anni ne aveva solo 41: Massimo Troisi viene ricordato così da Nathaly Caldonazzo nel giorno del suo compleanno. Tra gli attori più amati e indimenticati di sempre, Massimo ha lasciato un vuoto particolare nella showgirl romana che con lui ebbe una storia ormai tanto tempo fa. E ne ripercorre alcuni momenti attraverso un post social in cui rievoca il primissimo incontro e la sensazione non proprio positiva che in lei aveva suscitato.
Massimo Troisi compleanno, Nathaly Caldonazzo: «Tanti auguri ovunque tu sia»
«Tanti auguri ovunque tu sia – il lungo ricordo della Caldonazzo sottolinea l’anniversario di Troisi prima di cominciare il racconto dei tempi che furono – La prima volta che ti ho visto non mi eri piaciuto, – confessa – eravamo con tanta gente ad una cena e credo neanche ci presentammo. Ti vedevo un po’ troppo sicuro di te, c’erano tante ragazze e credo ci sedemmo lontanissimi l’uno dall’altro». Un primo incontro di fatto assente, cui seguì tempo dopo una coincidenza particolare.
«Due anni dopo – prosegue Nathaly – era giugno forse, andai a cenare prestissimo in un ristorante con una mia amica. Ero truccatissima, avevo fatto un servizio fotografico. Entrai c’era ancora il sole fuori infatti il ristorante era vuoto… qualche minuto dopo entrasti tu con due amici e per tutta la cena non hai fatto che guardarmi. Io pensavo ti fossi ricordato di quella cena infelice dove non ci parlammo, quindi ti accennai un mezzo sorriso così per gentilezza… continuavi a non piacermi. Mi ricordavo di quando mia madre mi porto al cinema ‘Gioiello’ a vedere “Ricomincio da tre”. Beh, non avevo capito una parola e sentivo solo che ti lagnavi di continuo ma c’è da dire che avrò avuto 11 anni…».
«Poi mi telefonasti così all’improvviso…»
Dopo la discolpa, la showgirl romana riprende il racconto: «Ricordo che andando via dal ristorante passando per forza davanti al tuo tavolo ti salutai timidamente e tu rimanesti impietrito muto immobile, deglutendo come facevi spesso…». Quindi, conclude ricordando il primo vero contatto tra i due: «Due settimane dopo, – dice – era di pomeriggio, stavo sul mio lettone a casa, vivevo ancora con mia mamma e mi telefonasti così all’improvviso…».
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