«Sto bene, ho superato la malattia con pochissimi sintomi. Ora sono a casa in quarantena. Quindi: niente panico! E, sottoponetevi ai tamponi, soltanto se ci sono sintomi», questo l’appello di Edmondo Vetrugno, salentino, che lavora con la moglie nel reparto di Medicina interna a Piacenza. Parole rassicuranti soprattutto perché a pronunciarle non è un paziente qualunque, ma un medico che lavora a pochi passi da Codogno, focolaio del Covid-19 in Italia. Il dottor Edmondo Vetrugno si è ammalato di coronavirus, ma ora è guarito.
Coronavirus, il medico guarito: «Niente panico. È come un’influenza e ammalarsi non è facile»
La sua storia, inizialmente affidata ad un post su Facebook e a un messaggio ad alcuni amici (rimosso pochi minuti dopo la sua pubblicazione, per evitare misunderstanding con al sua Asl), è stata riportata da Repubblica ed è molto particolare. Il dottor Edmondo Vetrugno ha scoperto per caso di avere il coronavirus. Il 21 febbraio è stata ricoverata nel reparto dell’ospedale di Piacenza un’anziana residente a Codogno con febbre alta e malattia grave. A visitarla il medico di guardia di turno, ossia la moglie del dottor Vetrugno, che prontamente ha deciso di mettere la paziente in quarantena. Il giorno dopo, come da protocollo, tutte le persone venute a contatto con l’anziana signora sono state sottoposte a tampone. Anche dunque Vetrugno, essendo il convivente di una potenziale contagiata. Tutti sono negativi. Tranne, lui.
Come è possibile? Una plausibile spiegazione c’è. Probabilmente la paziente arrivata nell’ospedale di Piacenza non ha alcuna responsabilità, l’uomo sarebbe stato contagiato proprio a Codogno, dove il 15 febbraio si era recato per il Carnevale per assistere alla sfilata dei carri con la famiglia. Qui il dottor Edmondo Vetrugno aveva incontrato un amico, qualche chiacchiera in strada, poi un caffè ad un bar molto affollato. Ecco secondo tale ricostruzione fatta dal medico il contagio sarebbe avvenuto nel paese focolaio dell’epidemia, non nell’ospedale di Piacenza.
«Sto benissimo, non ho nemmeno più il raffreddore e nessun altro sintomo»
«Avevo anche il sistema immunitario un po’ indebolito dal fatto che stavo prendendo antibiotici per un problemino al dente del giudizio. Nei giorni successivi, il 20 e il 21 febbraio ho avuto sintomi da raffreddore con rinite, ma non febbre e nemmeno tosse, e sono andato regolarmente a lavoro visitando pazienti, parlando ed incontrando gente. Allo stesso modo ho condotto la mia normale vita sociale, stimo di aver incontrato decine di persone!», ha spiegato il medico che ha aggiunto: «Eppure nessuno dei colleghi e degli amici (compresa la moglie e il figlio) entrati a contatto con Vetrugno a distanza di 5 giorni hanno sviluppato sintomi e in molti hanno anche avuto modo di fare il tampone (negativo)». Una vicenda rassicurante quella del dottor Vetrugno: «Io stesso sto benissimo, non ho nemmeno più il raffreddore e nessun altro sintomo, probabilmente sarò dimesso a breve e continuerò la cosiddetta quarantena (14 giorni) a casa da solo, mia moglie che tornerà a lavoro a breve (sempre completamente asintomatica) starà col bambino dai suoi».
Coronavirus Italia, il dottor Vetrugno: «L’imperativo categorico dev’essere tutelare gli anziani»
Le scene apocalittiche che stiamo vedendo in questi giorni non hanno ragione d’esistere per il dottor Vetrugno. Si tratta di immagini insensate, da panico. «L’imperativo categorico dev’essere tutelare gli anziani», ha affermato il medico, che ha proseguito: «Non tutti coloro che hanno sintomatologia influenzale banale devono fare il tampone, poiché è inutile sapere di essere positivi, se non si sta male». Il medico col suo messaggio ha voluto tranquillizzare tutti: «La malattia si comporta esattamente come la banale influenza. Il contagio non è così semplice per fortuna, tanto che tutti i colleghi e gli amici (compresi mia moglie e mio figlio) venuti a contatto con me non hanno a distanza di cinque giorni sviluppato sintomi. Pensate che io ho anche starnutito più volte nello studio in cui lavoro a stretto contatti con i miei colleghi». Conclusioni decisamente confortanti.
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