In corsa per diventare sindaco. Per le prossime elezioni comunali a Merano, in provincia di Bolzano, la Lega ha nominato Sergio Armanini. Nel 2014 su Facebook questi aveva invitato una cronista a mettersi il burqa e ad andare in Nigeria a farsi violentare: «Così forse si sveglierà», aveva scritto sui social. Una decisione quella del Carroccio che lascia perplessi: augurare ad una giornalista di essere stuprata fa curriculum? A quanto pare in Italia sì. A sollevare la questione Mauro Munafò de L’Espresso.
Aveva augurato a una giornalista di essere stuprata: ora la Lega lo candida sindaco: bufera su Sergio Armanini
«Io ci sono se voi ci siete. Posso assicurare il mio massimo impegno, perché la nostra bellissima città ha l’estremo bisogno di cambiamento e di sostituzione di una classe politica focalizzata sui propri interessi ma non su quelli dei cittadini di Merano», questo uno degli ultimi messaggi di Sergio Armanini, che è stato scelto dal Carroccio per la candidatura a sindaco della città alpina in Alto Adige, per le prossime elezioni comunali del 3 maggio 2020. In passato però Sergio Armanini era arrivato alla ribalta per un suo commento su Facebook rivolto a una giornalista, che aveva intervistato un musulmano che aveva aperto una pagina sul social network dal titolo “Convertirsi all’Islam”. «Ma perché non le mettiamo un burka e la facciamo andare in Nigeria? Forse, dopo il centesimo stupro si sveglierà», aveva scritto Armanini alla cronista del Corriere dell’Alto Adige Silvia Fabbi, che era divenuta così bersaglio di pesanti insulti. Era il lontano 2014. A seguito della valanga di proteste e del polverone mediatico, lo stesso Armanini si era visto poi costretto a scusarsi. A quanto pare quest’ultimo gesto sarebbe servito a cancellare l’onta del messaggio choc.
Le dichiarazioni di Matteo Salvini sul caso Junior Cally
Peccato però che il leader della Lega Matteo Salvini, parlando della partecipazione del rapper Junior Cally al Festival di Sanremo 2020, abbia detto meno di un mese fa: «Mi auguro che gli italiani, le donne e soprattutto le ragazze non debbano subire la vergogna di vedere salire sul palco qualcuno che inneggia allo stupro e alla violenza nei confronti delle donne». Due pesi e due misure? Un’osservazione controversa secondo Mauro Munafò che su L’Espresso scrive: «Se inneggi allo stupro di una donna non puoi andare a Sanremo, ma puoi fare il sindaco. Sembra essere questa la logica della Lega».