Dopo una notte di trattative questa mattina, alle ore 10, è stato convocato (ed è tuttora in corso) il Consiglio dei Ministri, che dovrà varare il decreto economico anti-coronavirus ribattezzato “Cura Italia”. Una manovra che potrebbe arrivare fino a 25 miliardi. E intanto l’Italia intera si è fermata per il Covid-19. Il solo modo per arginare la diffusione del contagio è non uscire di casa e limitare la vita sociale. Come ha spiegato a ‘Repubblica’ Massimo Galli dell’Ospedale Sacco di Milano è arrivato il momento “di ridurre l’impatto del coronavirus nel Paese”.
Coronavirus Italia, le mosse per fermare il contagio: «Tenere alta la guardia»
Questo vuol dire che gli italiani devono rispettare le misure di sicurezza e rimanere nella propria ‘casella’: i malati in ospedale (o sotto controllo al domicilio), i contatti dei positivi in quarantena, i sani a casa. Uscire? Unicamente per lavoro, per salute e spesa alimentare. Soltanto se ognuno continuerà a rispettare il proprio ruolo, riusciremo ad averla vinta: il Coronavirus non ha gambe, lo portiamo in giro noi. Se ci fermiamo, la curva dei contagi si schiaccerà. C’è da dire che i comportamenti degli Italiani negli ultimi giorni lasciano ben sperare. «Sono orgoglioso della risposta degli italiani. Con i loro comportamenti responsabili stanno contribuendo a contrastare il diffondersi del contagio. La sfida per tutti è tenere la guardia alta insistere in questo impegno collettivo ed evitare che anche comportamenti sbagliati compromettano lo sforzo di un intero Paese!», ha detto orgoglioso il premier Giuseppe Conte.
Ci vorranno due settimane per assistere al cambiamento
Secondo gli esperti ci vorranno almeno due settimane per assistere ad un vero cambiamento. «Non ci aspettiamo una diminuzione delle nuove diagnosi molto presto. Nei prossimi 7 giorni probabilmente vedremo diminuire l’incremento al Nord ma non al Centro-sud. La settimana successiva dovrebbero finalmente stabilizzarsi le regioni settentrionali oggi più colpite, le altre potrebbero continuare a salire. In quella dopo ancora, la terza, speriamo di vedere una diminuzione dove ora stanno peggio e una stabilizzazione altrove», ha specificato Walter Ricciardi del Comitato tecnico scientifico della protezione civile.
Il comportamento che deve tenere chi è stato a contatto con persone positive al Covid-19
La maggior parte degli italiani deve restare a casa per non ammalarsi, alcuni invece devono rispettare le regole dell’isolamento o della quarantena perché sono stati a contattato con qualcuno positivo al Covid-19. Sono proprio questi i contatti a rischio, benché asintomatici. «Le persone a casa vanno gestite bene, è importantissimo», ha detto Gianni Rezza delle Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità. Ed è di qualche giorno fa la clamorosa decisione del Veneto di fare i tamponi anche a chi non presenta sintomi del coronavirus. La scelta del governatore Luca Zaia va oltre le indicazioni dell’Istituto e del Consiglio Superiore di Sanità, che chiedono di fare il test solo a chi ha febbre e problemi respiratori. «In un Paese nelle emergenze ci vogliono strategie nazionali, le fughe in avanti sono pericolose, anche fossero nel giusto», ha detto Giuseppe Ippolito dello Spallanzani. Ci sono regioni, infatti, dove i tamponi vengono ‘centellinati’. Restare nella propria casella è necessario anche per evitare il collasso degli ospedali. Come si legge su ‘Repubblica’: “Arginare il virus vuol dire anche trovare posto nei reparti o nelle terapie intensive per chi ne ha bisogno, riducendo così il numero delle vittime. Per farlo ci vogliono spazi ma anche dispositivi e personale. Sul primo punto, ieri Consip ha annunciato di aver già ordinato, tra l’altro, 3.800 ventilatori polmonari, 329 in consegna già questa settimana. Sono fondamentali per avere nuovi posti di rianimazione (oggi sono 5.000). E oggi iniziano ad entrare negli ospedali parte dei 20mila nuovi professionisti sanitari previsti da un decreto del governo”.
Coronavirus: fondamentale il comportamento dei sani
Fondamentale però resta il comportamento dei sani. «Abbiamo bisogno di una fortissima adesione della popolazione e bisogna che i dipartimenti di prevenzione delle Asl facciano verifiche sulle attività produttive che ancora lavorano per intercettare immediatamente eventuali problemi. Poi ovviamente ci sono gli ospedali, che devono operare in sicurezza e quindi vanno anche quelli tenuti sotto controllo con grande attenzione», ha chiarito Pier Luigi Lopalco, epidemiologo dell’Università di Pisa che ora è consulente della Puglia per l’emergenza. In Cina soltanto con zone rosse, chiusure del traffico, limiti agli spostamenti, stop a scuole e lavoro, si è riusciti a sconfiggere il coronavirus.
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