Un modo per reagire all’emergenza coronavirus in Italia è stato sin da subito quello di cantare tutti insieme dai propri balconi. Una maniera per essere vicini, pur essendo ciascuno nelle proprie case. Un’iniziativa lodata in tutto il mondo, che ha mostrato lo spirito del Belpaese, abitato da gente che non si arrende e cerca di non soccombere. I flash mob sono diventati degli appuntamenti fissi proprio per rendere questi giorni meno dolorosi, più accettabili.
Flash mob 19 marzo 2020: oggi alle 18 dai balconi si canta “Ma che ce frega”
Cosa si canta oggi? È questa una delle domande ricorrenti tra gli Italiani in questi ultimi giorni di clausura forzata. Lontani fisicamente, ma vicini col cuore. Uniti, molto uniti. Sono tantissimi i cittadini impegnati nei vari flash mob che si stanno svolgendo in tutto il paese. Un appuntamento di rito, a cui partecipano ormai tutti: bambini, giovani e adulti. Come sempre per le ore 18. Ma cosa prevede il flash mob del giorno? Cosa canteremo? Decine di persone oggi, 19 marzo 2020, si riuniranno alle 18.00 per cantare “Ma che ce frega” di Lando Fiorini. Per resistere alla quarantena gli Italiani intoneranno e balleranno una canzone ben radicata nella cultura romana. Di seguito trovate il testo completo del brano arcinoto di Lando Fiorini “Ma che ce frega”, nota anche come La società dei magnaccioni, incisa da Armandino Bosco nel 1962 e resa nota al grande pubblico grazie a Gabriella Ferri e Luisa De Santis due anni dopo. Domani, venerdì 20 marzo, alle 11, tutte le Radio italiane trasmetteranno l’Inno di Mameli. Alle 18 sempre di domani il flash mob sarà su “L’Italiano” di Toto Cotugno.
Il testo della canzone
Fatece largo che passamo noi
Sti giovanotti de’ sta Roma bella
Semo ragazzi fatti cor pennello
E le ragazze famo innamorà
E le ragazze famo innamorà
Ma che ce frega ma che ce ‘mporta
Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua
E noi je dimo e noi je famo
C’hai messo l’acqua
Nun te pagamo ma però
Noi semo quelli
Che j’arrisponnemmo ‘n coro
E’ mejo er vino de li Castelli
De questa zozza società
E si per caso vi è er padron de casa
De botto te la chiede la pigione
E noi jarrispondemo a sor padrone
T’amo pagato e ‘n te pagamo più
T’amo pagato e ‘n te pagamo più
Che ce arifrega che ce arimporta
Se l’oste ar vino ci ha messo l’acqua
E noi je dimo e noi je famo
C’hai messo l’acqua
Nun te pagamo ma però
Noi semo quelli
Che j’arrisponnemmo ‘n coro
E’ mejo er vino de li Castelli
De questa zozza società
Ce piacciono li polli
Li abbacchi e le galline
Perché son senza spine
Nun so’ come er baccala’
La societa’ dei magnaccioni
La societa’ della gioventù
A noi ce piace de magna e beve
E nun ce piace de lavora’
Portace ‘nantro litro
Che noi se lo bevemo
E poi jarrisponnemo
Embe’ embe’ che c’è
E quanno er vino embe’
C’arriva al gozzo embe’
Ar gargarozzo embe’
Ce fa ‘n figozzo embe’
Pe falla corta pe falla breve
Mio caro oste portace da beve
Da beve da beve.