Ha sconvolto l’Italia intera quella lunga fila di camion dell’esercito che nel silenzio della notte bergamasca avanzava squarciando il cuore di milioni di persone unite nella tragedia del coronavirus: anche quello di Beppe Fiorello che, colpito dalla ‘potenza’ delle immagini, si è lasciato andare ad una riflessione personale sui social. Accompagnata poco dopo da una richiesta alla nazione. Un pensiero già espresso anche da altri personaggi.
Coronavirus, Beppe Fiorello: «Ancora si fanno battute e battutine spiritose su questa tragedia epocale?»
«Una fila composta di mezzi militari al cui interno venivano portate le salme delle vittime del coronavirus. – scrive l’attore sui propri profili social condividendone l’immagine – Camion militari per portare le tante bare dei morti e ancora si canta sui balconi? E ancora si fanno battute e battutine spiritose su questa tragedia epocale? E ancora si fanno happening sui social? Dobbiamo fare tre giorni di lutto nazionale, silenzio totale per rispetto di queste persone e le loro famiglie, social sì – esorta – ma senza fare festa!! Basta!! Non si può più ridere!». Il suggerimento di Fiorello si rinnova dopo qualche ora tramite un appello diretto al paese, ai politici, a “tutte quelle persone che hanno tra le mani il nostro paese”.
«Chiudiamo tutto, per rispetto e in memoria delle persone che sono morte e continuano a morire»
Mentre la lotta al coronavirus continua a combattersi nelle corsie degli ospedali e tra le mura domestiche di quanti ai nosocomi non hanno nemmeno la possibilità di accedere per ‘saturazione’, Fiorello fa nuovamente sentire la sua voce: «Vorrei fare un appello a tutte le persone che stanno guardando questo video, – dice nei frame condivisi su Instagram – a tutti gli artisti, a tutte quelle persone che hanno tra le mani il nostro paese, ai politici… e dico loro di istituire un giorno, uno soltanto, un giorno di lutto nazionale… per rispetto e in memoria delle persone che sono già morte, di quelle che continuano a morire ogni giorno e purtroppo di quelle che moriranno, e le loro famiglie. Un giorno soltanto: chiudiamo tutto e poi torniamo a fare quello che è giusto fare, stare insieme, stare vicini, intrattenerci. Grazie». Lo stesso appello è giunto da Filippo Rossi.