Su UrbanPost l’intervista esclusiva a Luca Galimberti, fumettista, vignettista, disegnatore, nonché docente alla scuola d’arte serale di Cabiate, figura chiave nel circuito delle biblioteche milanesi con “Corsi nel cassetto”, e collaboratore di diversi giornali, quali ‘Il cittadino online’. Tra le sue iniziative più recenti quella di insegnare gratuitamente ai bambini a disegnare, sfruttando il proprio canale YouTube. Una bella idea tenendo conto dei tempi difficili che stiamo vivendo a causa dell’emergenza Covid-19 che ci costringe in casa.
«L’idea “Come si disegna” è partita a dicembre 2019. È nato tutto da un caro amico, genitore, che mi ha suggerito: ‘Ma perché non fai dei tutorial di disegno? In internet si trova poco per i più piccoli’ e così ho cominciato con l’unicorno, personaggio molto amato dai bambini (forse perché riesce ad unire fantasia e realtà in una sola immagine). Poi è venuto il momento del dinosauro, di Topolino, di animaletti domestici, di Masha e Orso, dei Gormiti, dell’Uomo Ragno… fino ad arrivare agli ultimi video sui Minions e Baby Shark».
«Il video è costruito in maniera molto scorrevole e simpatica: una prima parte di introduzione, dove a questo povero disegnatore che lavora nella “terribile” redazione dei Grisauri (chi sono? Se guardate i miei video lo scoprirete…) gliene capitano di tutti i colori; uno spazio di tutorial vero e proprio, dove tratto per tratto si impara a disegnare i personaggi e una conclusione volta a spiegare come iscriversi al canale, per non perdersi neanche una puntata. Il tutto in maniera completamente gratuita. Un piccolo aiuto soprattutto oggi per i poveri genitori alle prese coi figli a casa h24, ma soprattutto un modo per tenere occupati i ragazzi in attività divertenti e istruttive».
Come nasce la tua passione per il disegno? Ci parli un po’ di te?
«Io, come ho scritto in qualche mia presentazione, sono nato con la matita… Nel senso che fin da piccolo amavo disegnare: mi incollavo davanti alla tele e riproducevo tutti i cartoni animati che vedevo! Leggevo ‘Braccio di Ferro’, ‘Topolino’ e il ‘Corrierino dei Piccoli’, che ovviamente venivano prontamente disegnati sui miei fogli! Voglio raccontarti un aneddoto: io sono originario di un piccolo paese in provincia di Como (Cabiate). Sotto casa c’era un bar, dove andavo quasi tutti i giorni. All’età di 6 o 7 anni mi piazzavo al tavolo con i clienti e mi cimentavo in caricature e fumetti!»
Un po’ alla Federico Fellini diciamo…
«Beh, i clienti avevano imparato a conoscermi… Nel 1988 ho frequentato l’allora Scuola d’arte F. Melotti di Cantù, ora diventato Liceo artistico Melotti. In seguito, non essendo Brera particolarmente adatta per la mia passione principale, ho deciso di frequentare proprio la scuola triennale di fumetto del Castello Sforzesco a Milano».
Creatività ed esercizio. Disegnare è un dono? Conta più il talento o la tecnica? Lo so, è un po’ la domanda da un milione di dollari, come la chiamerebbero gli Americani…
«Mi piace immaginare che la creatività e il disegno siano già dentro ad ognuno di noi: chi da bambino non ha mai preso in mano una matita? Credo nessuno. Poi da lì a diventare un disegnatore della Sergio Bonelli Editore (la casa editrice di Tex e Dylan Dog, tanto per fare due nomi a caso…) o della Disney ce ne corre. Ci vuole tecnica, tempo da dedicare, passione e l’ingrediente segreto che è un pizzico di fortuna!».
Quella serve sempre!
«Già, la strada per diventare fumettista non è facile, ma nemmeno impossibile! Se uno ha talento e tecnica, prima o poi viene notato».
Quali sono i modelli a cui ti ispiri? Un personaggio del cuore?
«Come dicevo prima, da piccolo leggevo molto ‘Braccio di Ferro’, ormai purtroppo non più in edicola… e probabilmente non più tanto conosciuto. Un vero peccato, “fulminacci!”. Da adolescente ho cominciato a leggere ‘Dylan Dog’, ideato da quel genio di Tiziano Sclavi e confesso che non mi sono più perso un numero. Dylan è sempre dalla parte del più debole, incapace a mentire e pieno di complessi, difficile non affezionarsi ad uno così. Anche Julia Kendall, sempre della Bonelli, è un personaggio davvero molto azzeccato: d’altronde, quando c’è lo zampino di Giancarlo Berardi (si, proprio quel Berardi che con Milazzo hanno sceneggiato e disegnato Ken Parker!) si può andare sul sicuro. Per chi non conoscesse i suddetti personaggi, queste giornate potrebbero essere un’ottima scusa per avvicinarsi ai loro mondi e rimediare».
Tu hai pubblicato già diversi libri, penso a ‘Renzopoli’ e “Mr. Pidgen”. Prima hai detto “Non è impossibile diventare fumettista”, facendo tuo un po’ anche il motto di Walt Disney, ma quanto è difficile però affermarsi nel panorama editoriale italiano?
«Io ho all’attivo sei mie pubblicazioni di libri, tutte in self publishing, che poi sono la raccolta annuale delle vignette pubblicate giornalmente per quotidiani online e sui miei canali social. Il mio ultimo personaggio è Mr. Pidgen. Si tratta di un piccione con fare da lord inglese, che come lavoro “la fa in testa” a chi non gli va a genio, possiamo facilmente immaginare che tra le sue vittime preferite ci siano i politici e tutte quelle persone che vogliono approfittarsi degli altri».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Hai in cantiere qualcosa?
«Al posto del motto “Chi si ferma è perduto”, io amo usare “Chi non si forma è perduto”! Bisogna sempre avere in cantiere qualcosa, un progetto, un sogno, una sfida… Che poi non è detto che si riesca a realizzare, ma già inseguire un’idea rende tutto più elettrizzante! Fino a “ieri” tenevo dei corsi di fumetto alla Scuola d’Arte serale di Cabiate, ho tenuto corsi anche nelle biblioteche comasche e milanesi, presso laboratori privati e anche per il Liceo artistico Melotti di Cantù. Ora mi sto “attrezzando” per proporre questi corsi online. Ed è una bella sfida, visto che io credo molto nelle relazioni interpersonali, ma sono sicuro che ne verrà fuori qualcosa di positivo».
Che mi dici invece delle strisce satiriche di ‘Charlie Hebdo’. Se pensi esista qual è il confine oltre cui la satira non deve andare?
«Charlie chi? Su questa forma di comunicazione ho una mia idea: la satira non deve essere usata come discriminazione di nessun genere. Io prendo in giro quotidianamente politici di tutti gli schieramenti, ma non mi permetterei mai di mancare di rispetto a chiunque sia. Se lo fai sei un maleducato, non sei uno che fa satira. O vuol dire che non sai far ridere in altro modo, e quindi…»
Svelaci qualche segreto… Cosa è davvero difficile da disegnare?
«Le macchine! Per me davvero sono difficili, forse perché non sono un appassionato. Immagino però che ognuno di noi abbia difficoltà a disegnare qualcosa. Qui entra in gioco la nostra curiosità e la passione: pensi di non riuscire e provi e riprovi a colpi di ‘ce la devo fare’. Non bisogna mollare… Facendo i fumetti poi capita di dover disegnare quegli oggetti che non hai mai provato a fare in vita tua… il trucco? La pazienza di disegnarli più volte! Probabilmente, dopo che avrò disegnato 10 macchine l’undicesima mi verrà un po’ meglio…»
Grazie mille Luca per la chiacchierata.
«Grazie a te, a tutti voi».
A fine intervista Luca Galimberti mi ha consegnato una vignetta davvero bella dedicata ad UrbanPost. Un disegno che racconta con ironia del difficile lavoro in redazione ai tempi del Coronavirus. Un pensiero davvero gradito. Per conoscere di più il nostro caro amico fumettista non vi resta altro che andare sul suo sito ufficiale e visitare i canali social. Per tutte le notizie di cultura clicca qui <<<<<