Non trattiene la commozione Daniele Belotti che, con la voce rotta dal pianto, interviene alla Camera leggendo il testo dell’interrogazione sull’emergenza coronavirus. Una testimonianza ‘feroce’, quella portata dal deputato della Lega e dal collega Cristian Invernizzi, direttamente dal ‘fronte’ di Bergamo. La città, tra le più martoriate d’Italia, “sta perdendo i suoi nonni”. E nonostante i numeri impressionanti che ogni giorno sono costretti ad aggiornare, i bergamaschi non si fermano. A loro va il ringraziamento dei deputati, insieme alla richiesta di “chiarezza e soluzioni”.
Coronavirus: la testimonianza, tra le lacrime, di Daniele Belotti
«Io e il collega Invernizzi abbiamo lasciato oggi il fronte di Bergamo per venire qui a portare la voce di una terra duramente provata. – esordisce così Daniele Belotti, visibilmente provato, nella lettura riportata da La Repubblica.it – Non sappiamo più dove portare i morti e non sappiamo più dove mettere i malati». «Siamo qui a chiedere chiarezza e soluzioni: – prosegue in un crescendo di commozione – chiarezza per i morti, perché il dato ufficiale ieri era di 1.267 deceduti dalla fine di febbraio, ma per i bergamaschi i numeri sono ben diversi. Parliamo di 90/100 morti al giorno ed è un dato analogo anche nel resto d’Italia. In poche settimane Bergamo sta perdendo i suoi nonni, e così in tante altre città d’Italia».
«I bergamaschi non sono abituati a restare con le mani in mano»
«Prima di tornarcene a Bergamo – continua Belotti – ci permetta solo di ringraziare di cuore chi non si ferma mai, perché i bergamaschi non sono abituati a restare con le mani in mano. In questo momento centinaia di volontari, alpini, idraulici, elettricisti, imbianchini, i ragazzi dell’Atalanta stanno allestendo un ospedale da campo nella Fiera di Bergamo. Aziende, associazioni, semplici cittadini stanno donando milioni di euro agli ospedali bergamaschi. La protezione civile dei comuni non si ferma un attimo, i sindaci e i consiglieri sono tutti in prima fila. Grazie di cuore, grazie davvero a tutti perché noi non ci fermeremo mai».