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Coronavirus, il racconto straziante di un’infermiera al capezzale di una paziente: «Brividi e lacrime»

26/03/2020 08:47

Nei racconti di medici e infermieri delle terapie intensive impegnate nella lotta al coronavirus ci sarebbe da perdersi tra le lacrime. Mentre noi restiamo a casa lamentandoci di non poter uscire, angeli silenziosi combattono in corsia contro un nemico sconosciuto che, una dopo l’altra, porta via le sue vittime. Nella solitudine di un letto d’ospedale, circondati da sconosciuti bardati da capo a piedi di cui non è possibile nemmeno scorgere le emozioni. Eppure sono forti, sentimenti unici, come quelli riportati da un’infermiera della Terapia intensiva dell’ospedale Martini di Torino.

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Coronavirus, il racconto degli ultimi momenti: «Non so di che emozione si tratti, ma so che non la dimenticherò mai»

Noemi Bonfiglio racconta attraverso un post Facebook ripreso da Il Corriere della Sera lo strazio e la lontananza dalle famiglie dei pazienti affetti da coronavirus. Pazienti costretti, appena messo piede in ospedale, a separarsi dai propri cari, forse per sempre. Sono loro, gli infermieri, a fare da ponte con i familiari per l’ultimo saluto. Attraverso lo schermo di un cellulare. Lasciamo alle parole di Noemi il racconto di quei momenti che nessun altro potrebbe descrivere.

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«20:30 del 23 marzo 2020…»

«”Signora, facciamo una videochiamata con sua figlia? Vediamo se risponde!”. Squilla il telefono ed ecco, dall’altro lato della fotocamera, l’immagine di una figlia con occhi lucidi che finalmente, dopo giorni di ricovero, rivede la sua mamma in un letto di ospedale, accerchiata da operatori sanitari completamente bardati fino a non poterne scorgere neanche il viso, un monitor che suona di continuo, un casco in testa che non permette di parlare, un respiro difficile e affannoso, la stanchezza dovuta alla malattia… e dall’altro lato si odono parole dolci e tristi, leggere e pesanti allo stesso tempo: “Sei sempre stata una guerriera mamma, non mollare mai, siamo tutti con te!”. Ed io lì accanto, dietro la mia mascherina a provare brividi e lacrime di unica emozione!! Non saprei neanche dire di che emozione si tratti… So solo che non la dimenticherò mai. Probabilmente questa è stata l’ultima volta in cui una mamma ha potuto vedere sua figlia e le ha potuto dire ti voglio bene!!

Non importa chi venga colpito e a quale età, questo virus molto velocemente separa legami fino a spegnerli anche definitivamente. Non auguro a nessuno di vedere ciò che sto vedendo in ospedale nelle ultime settimane, ma so che se solo fosse possibile far provare a tutti quell’emozione provata durante quella videochiamata, sarebbero in molti a dire quel “ti voglio bene” in più… Sarebbero in molti ad essere più comprensivi col prossimo, non solo con noi infermieri, tanto immeritatamente bistrattati in giorni di pace quanto troppo osannati in giorni di guerra, ma con tutti quanti, dall’impiegato delle poste alla vicina rompiscatole… E sono sicura che sarebbero in molti a cominciare a fare la cosa giusta… E non perché glielo impone un decreto. Sembra una sottile differenza, ma vi assicuro che non lo è. #iorestoacasa».

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