Coronavirus a Bergamo, un’azienda su due non va avanti se non arrivano presto aiuti del governo, la liquidità per evitare il tracollo. E’ allarmante i rapporto pubblicato oggi dall’Osservatorio mensile di Confindustria Bergamo. Si tratta del primo report dello strumento predisposto dagli industriali orobici per valutare l’impatto dell’emergenza Covid-19 sulle imprese del territorio. Dati che destano preoccupazione e creano ancor maggiore attesa per il decreto “Cura imprese”, annunciato per oggi, ma al momento ancora oggetto di discussione.
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Il 52% delle aziende bergamasche a rischio? Un danno da 16 miliardi l’anno
Il 52% delle aziende bergamasche non ritiene di poter continuare la propria attività a causa dello stato d’emergenza dovuto al Coronavirus, senza un supporto dal governo o più in generale dalle istituzioni. Questo il dato più eclatante del report dell’Osservatorio di Confindustria Bergamo. Il restante 48% si divide tra una quota
considerevole (32%) di aziende che ritiene di poter resistere al massimo un anno (11% per due mesi, 13% per 3 mesi e 7% per un anno) e una parte di incerti (12% non risponde). Un 4% ritiene invece di potercela fare comunque.
Le imprese bergamasche rappresentano un valore aggiunto di 32,5 miliardi di euro, pari al 9,5% del Pil lombardo e del 2% di quello nazionale, con una quota di export del 16%. Secondo i dati analizzati, la maggioranza delle aziende pensa di poter tornare al normale livello di operatività entro la fine dell’anno e ai livelli di produttività pre coronavirus a Bergamo entro i prossimi 12 mesi.
Coronavirus a Bergamo, l’84% delle imprese ha chiesto la cassa integrazione
L’84% delle imprese ha già chiesto o richiederà la cassa integrazione al massimo entro sei mesi. Il restante 16% si divide tra l’incertezza (5%) e l’intenzione di non ricorrervi (11%). Tra i richiedenti, uno su due (48%) la attiverà per il 70-100% dei propri dipendenti. “Questa indagine integra altre simulazioni che stiamo realizzando ormai da qualche settimana – ha spiegato a Labitalia Stefano Scaglia, presidente di
Confindustria Bergamo – Alcune evidenze sono preoccupanti, anche gravi in certi casi. Ma ci sono anche alcuni aspetti che ci confortano e che ci motivano ulteriormente a proseguire nelle nostre azioni”.
Per garantire ossigeno alle imprese – ha detto il numero uno degli industriali bergamaschi – è urgente che il sistema creditizio sia ridiscusso e che i parametri per valutare i prestiti siano stravolti: burocrazia e valutazioni con ‘il bilancino’ devono lasciare il campo a strumenti nuovi e ad approcci solidaristici da parte dello Stato e della Bce”. Noi – conclude Scaglia – facciamo la nostra parte senza tentennamenti
di sorta, attraverso il supporto a singole necessità e allo sviluppo di progetti di rete ad alto valore aggiunto. Rappresentiamo e tuteliamo quegli imprenditori che ogni giorno mostrano vicinanza alle tante persone sofferenti e a tutti coloro che sono in prima linea nella guerra contro il virus”. >> Le notizie di economia