Per la prima volta dopo un mese e mezzo il Pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno dei luoghi più vessati dall’epidemia di Coronavirus, è vuoto: corridoi sgombri, sala d’attesa tale e quale a prima che l’emergenza esplodesse. Non ci sono le barelle con le bombole d’ossigeno, l’andirivieni continuo di persone stremate, le ambulanze in coda all’ingresso. Come se il Covid-19 non ci fosse mai stato, il risveglio da un incubo. Ma basta guardare negli occhi medici, infermieri e operatori sanitari per capire che non è così. Il Coronavirus non è stato soltanto un brutto sogno: ha steso la sua mano di morte, decimando una generazione. La paura per quei giorni che sembravano non finire mai è stata tanta. È troppo vivido il ricordo di quei convogli militari, coordinati dal comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, Paolo Storoni, con 40 feretri diretti in altre città per la cremazione. Eppure la fotografia che restituisce Paolo Berizzi, inviato di ‘Repubblica’ è proprio questa: il Pronto Soccorso non più al collasso.
Coronavirus Bergamo, il pronto soccorso vuoto per la prima volta: «Uno spiraglio di luce»
«Torniamo a respirare» – dicono dall’Asst Papa Giovanni – «Lo spiraglio di luce sta diventando qualcosa di ancor più luminoso. Dopo un periodo di fuoco, l’alleggerimento e la diminuzione dei casi e dei ricoveri Covid ci si sta facendo tornare gradualmente a una situazione di quasi normalità». Non si tratta solo di un’impressione, i numeri stessi confermano che l’emergenza è rientrata. Un mese fa il totale dei ricoverati per infezione da Coronavirus, in condizioni disperate, era arrivato anche a quota 500. Oggi parliamo di 298 pazienti. Una stima che, come riporta ‘Repubblica’ tiene conto dei malati del Papa Giovanni, di quelli del nuovo ospedale da campo allestito in tempi record alla Fiera (43) e di quelli assistiti al presidio di San Giovanni Bianco, in Val Brembana.
«Siamo usciti dalla fase acuta, provati ma ce l’abbiamo fatta»
A far capire che la situazione è oggi cambiata pure il ritorno all’equilibrio degli ingressi. I pazienti positivi al Covid-19 non sono più la maggioranza, anzi essi sono nettamente meno rispetto alle persone affette da altre patologie. Venerdì 17 aprile 2020 sono stati 33 gli accessi Covid-19 mentre sono stati 61 quelli di “altre patologie” (di ambedue le categorie sono state ricoverate al nosocomio 10 persone. Il 17 marzo, nel pieno dell’emergenza, il rapporto era di 50 a 14. «Siamo usciti dalla fase acuta, provati ma ce l’abbiamo fatta. Finalmente, da giorni, sono più i guariti dei deceduti», ha detto Luca Lorini, primario di Terapia intensiva, tra i primi ad insistere sul rispetto delle misure di contenimento.
Come scrive ‘Repubblica’ “Nelle terapie intensive dell’ASST restano stabili i numeri di letti occupati: una settantina, con un turn over di poche unità giornaliere. Ma lo sgravio progressivo (sono diminuiti i casi molto gravi) ha permesso di liberare posti letto a disposizioni per altre patologie gravi”. Sembra davvero che si riesca a vedere il principio dell’arcobaleno, soprattutto se si pensa allo scatto del sindaco Gori di qualche giorno fa che mostra il cimitero di Bergamo, altro simbolo di questa tragedia, vuoto. leggi anche l’articolo —> Coronavirus zero contagi: le nuove previsioni, regione per regione