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Coronavirus Italia: «Fino a 70mila morti con la fine del lockdown, ma possiamo evitarlo»

23/04/2020 11:05 - Aggiornamento 23/04/2020 11:11

Coronavirus Italia. Sull’Agi l’intervista alla dott.ssa Giulia Giordano, ricercatrice che ha coordinato uno studio dell’Università di Trento, pubblicato su ‘Nature Medicine’. Nell’articolo viene spiegato come l’allentamento delle misure di distanziamento sociale e l’isolamento potrebbero determinare un aumento esponenziale delle vittime con strascichi anche fino al 2021. Una prospettiva apocalittica che può essere elusa, o perlomeno, contrastata, «a patto di una campagna a tappeto di tipo diagnostico (tamponi e test sierologici) in grado di individuare tempestivamente l’insorgenza di ogni nuovo focolaio».

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Coronavirus Italia: «Fino a 70mila morti con la fine del lockdown, ma possiamo evitarlo»

È chiaro che non possiamo restare chiusi in casa in eterno, ma il ritorno alla normalità dovrà avvenire in maniera graduale e all’insegna della prudenza. È opportuno che il governi valuti una serie di strategie atte a non rendere vani gli sforzi fatti finora: dai test per verificare la positività al Covid-19 al tracciamento dei contagi mediante app. Lo studio, in questione, mostra come le misure di allentamento sociale adottate siano state necessarie nella fase iniziale dell’epidemia proprio per evitare la diffusione del contagio e il collasso dei nosocomi. Nel passaggio alle fasi successive si può pensare di allentare la presa, ma accampando altri accorgimenti non meno efficaci.

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La ricerca condotta dall’Università di Trento insiste su una campagna a tappeto di tipo diagnostico

Come riporta l’Agi il nuovo modello epistemiologico per la pandemia di COVID-19, è chiamato “SIDARTHE”, e distingue tra casi rilevati (diagnosticati) e casi non rilevati (non diagnosticati); anche tra diverse gravità della malattia. Gli studiosi hanno diviso la popolazione in otto fasi della malattia: suscettibile (non infetto); infetto (asintomatico o con pochi sintomi, infetto, non rilevato); diagnosticato (infetto asintomatico, rilevato); malato (sintomatico infetto, non rilevato); riconosciuto (infetto sintomatico, rilevato); minacciato (infetto da sintomi potenzialmente letali, rilevato); guarito (recuperato); ed estinto (morto). I ricercatori di Trento hanno preso in esame i dati provenienti dall’Italia dal 20 febbraio 2020 (giorno 1) al 5 aprile 2020 (giorno 46) per evidenziare come le restrizioni abbiano condizionato significativamente l’andamento della pandemia in Italia.

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Coronavirus Italia, «Nel caso in cui non si faccia una campagna massiccia di test e di contromisure allentate saremmo ancora nel pieno dell’epidemia»

Il team di esperti ha voluto fare qualche pronostico: «Abbiamo pensato a possibili scenari futuri sulla base delle misure adottate. Dallo scenario in cui il lockdown viene reso ancora più draconiano fino all’epidemia il nostro modello ci suggerisce un numero di morti vicino a quello a cui siamo arrivati adesso. Continuare con il lockdown consentirebbe lo spegnimento dell’epidemia nel giro di qualche mese. Invece allentando le misure di lockdown ci possiamo aspettare circa 70 mila morti solo nel primo anno», ha precisato Giulia Giordano, coordinatrice della ricerca italiana. «In realtà, non abbiamo solo il lockdown come possibile contromisura. Un’altra potrebbe essere quella di effettuare test sierologici e tamponi a tappeto sull’intera popolazione e un tracciamento accurato dei contatti, in modo da poter isolare qualunque focolaio emergente dal principio. Isolare infetti, fornire cure e arrestare la diffusione. Questa è l’unica possibilità se si vuole allentare il lockdown ed evitare la ripartenza dei focolai. Ma nel caso in cui non si faccia una campagna massiccia di test e le contromisure vengano allentate nel giro di un anno saremmo ancora nel pieno dell’epidemia», ha concluso l’esperta. leggi anche l’articolo —> Coronavirus negli Usa, studio choc: “A New York morti l’88% dei malati in ventilazione”

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