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Carceri, Di Matteo accusa Bonafede: “Ripensò al mio ruolo di capo della Dpa per i timori dei boss”

04/05/2020 20:18

Ieri sera, durante il programma televisivo Non è l’Arena, Nino Di Matteo ha lanciato delle accuse al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il magistrato, infatti, con una chiamata a sorpresa, è intervenuto durante il dibattito sulle carceri e ha raccontato come nel 2018 Bonafede gli avesse chiesto di dirigere il Dap. L’offerta, però, venne ritirata 48 ore dopo “la reazione di alcuni boss della mafia”.

Carceri, Di Matteo racconta della proposta ritirata da Bonafede

Nel salotto di Massimo Giletti si stava parlano della scarcerazione dei boss, quando è arrivata una telefonata non programmata. Dall’altra parte della cornetta c’era Antonino Di Matteo, pronto a raccontare la sua versione di quanto successo nel 2018, quando venne nominato capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria (Dpa) Francesco Basentini. “Venni raggiunto dalla telefonata del ministro Bonafede, il quale mi chiese se ero disponibile ad accettare il ruolo di capo del Dpa, o in alternativa quello di direttore generale degli affari penali, io chiesi 48 ore di tempo. Avevo deciso di accettare, ma il ministro improvvisamente ci ripensò

Nelle ore tra la proposta e la decisione, racconta di “alcune note informazioni che il Gruppo operativo mobile delle carceri aveva trasmesso alla procura nazionale antimafia, ma anche alla direzione del Dap, e quindi probabilmente conosciute dal ministro”. Nei documenti veniva descritta “la reazione di importantissimi capimafia, legati anche a Giuseppe Graviano e ad altri stragisti, all’indiscrezione che io potessi essere nominato a capo del Dap”. I capimafia, continua, “dicevano ‘se nominano Di Matteo è la fine’”.

“Al di là delle loro valutazioni, 48 ore dopo andai a trovare il ministro. Avevo deciso di accettare la nomina a capo del Dap, ma improvvisamente mi disse che ci aveva ripensato e che nel frattempo avevano pensato al dottor Basentini. Mi chiese di accettare il ruolo di direttore generale al ministero, ma gli dissi di non contare su di me”.

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Di Matteo accusa Bonafede di essere stato intimidito dai commenti dei boss

Durante la trasmissione, Di Matteo poi per concludere aggiunge: “Rimasi colpito dal cambiamento della proposta, perché il ministro chiuse quella telefonata dicendomi “scelga lei”. Andai per dare la risposta positiva, ma nel frattempo il Ministro ci aveva ripensato, o qualcuno lo aveva indotto a ripensarci. Questo non lo posso sapere”. Quella che solleva il magistrato, è un’ipotesi molto pericolosa: la possibilità che il Ministro Bonafede si sia fatto intimidire dai boss mafiosi sarebbe gravissima.
I commenti dei carcerati, però, erano noti. In quel periodo il Gruppo operativo mobile delle carceri aveva trascritto svariate conversazioni tra i boss per mandarle prima alla Direzione, poi alla Direzione nazionale antimafia. Nessuno di loro voleva che Di Matteo diventasse il capo del Dpa.
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Carceri, i commenti dei boss

“Zio Carmè, questi ci vogliono di nuovo chiudere come i topi. Qui c’è scritto che vogliono fare a Di Matteo capo delle carceri, chisti su pazz, amma fà ammuina“. Il 2 giugno 2018, dopo aver appreso la notizia, Ferdinando Autore, boss camorrista recluso al 41 bis all’Aquila, espresse il suo disappunto sull’ipotesi che Di Matteo potesse diventare il nuovo capo del Dpa. Ne parlò con un altro “pezzo grosso”: Carmelo Dominante, boss della Stidda di Gela. L’idea che il magistrato più scortato d’Italia, colui che rappresentò l’accusa nel processo sulla trattativa Stato-Mafia, potesse diventare il nuovo capo delle carceri, proprio non piaceva.
E mentre i boss parlavano, il Gom annotava, parola per parola, e aggiornava le relazioni. Nemmeno Carmelo Lupo, fedelissimo dei capimafia di Brancaccio Giuseppe e Filippo Graviano, vedeva di buon occhio la proposta. A un sottufficiale, addirittura, disse: “Appuntà, ha visto che come capo del Dipartimento pensano a Di Matteo? Che vogliono fare? Stringerci ancora di più? Già siamo stretti, più di così non lo possono fare…” Anche il boss Sandro Lo Piccolo, di Palermo, non sembrava essere contento. Non lo volevano, e il Gom lo sapeva. Così come lo sapeva la Direzione, e di conseguenza anche la Direzione del Dap e, teoricamente, il Ministro Bonafede.
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La risposta del Ministro Bonafede

Ovviamente, la replica del Ministro Bonafede non si è fatta attendere. Dopo aver smentito categoricamente, ha affermato di essere “esterrefatto nell’apprendere che viene data un’informazione che può essere grave per i cittadini, nella misura in cui si lascia trapelare un fatto sbagliato”. Il messaggio, infatti, è che la scelta di Bonafede “di proporre a Di Matteo il ruolo importante all’interno del ministero sia stata una scelta rispetto alla quale sarei andato indietro perché avevo saputo di intercettazioni. Gli ho parlato della possibilità di fargli ricoprire uno dei due ruoli di cui ha parlato lui, gli dissi che tra i due ruoli per me era più importante quello di direttore degli affari penali, più di frontiera nella lotta alla mafia ed era stato il ruolo ricoperto da Giovani Falcone.”
Proprio per questo motivo, sostiene Bonafede, aveva scelto di offrire il Dap a Basentini: “A me era sembrato, ma evidentemente sbagliavo, che fossimo d’accordo ma il giorno dopo mi disse di non volere accettare gli affari penali voleva il Dap, ma io nel frattempo avevo già fatto”. >>Tutte le notizie di UrbanPost