La fase 3 del coronavirus comincia ad essere realtà: la riapertura anticipata per le regioni a contagio zero potrebbe concretizzarsi a partire dal prossimo 18 maggio. Mentre crescono in tutta Italia le pressioni per anticipare i tempi, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia fatica a contenere gli slanci dei singoli ma invita necessariamente alla prudenza. «Tutti noi – ha affermato così come riportato da Repubblica – vogliamo arrivare alle differenziazioni territoriali. Dal 18 maggio molte attività potranno riaprire, ma lo si dovrà fare in sicurezza, e le Regioni che decideranno di farlo senza il rispetto delle linee guida Inail se ne assumeranno la responsabilità». E ha aggiunto: «Stiamo lavorando su bar, ristoranti e parrucchieri».
Fase 3, regioni spingono per riapertura: Italia divisa in due
La divisione della penisola nell’emergenza al coronavirus, d’altra parte, è netta. Alcune regioni alternano ormai da giorni gli zero contagi e molte sono spesso sotto i dieci nuovi positivi quotidiani. Restano ‘soffocate’ Lombardia e Piemonte, seguite con un po’ di stacco da Emilia-Romagna, Veneto e Toscana. Le più ‘virtuose’ Basilicata e Molise, ma anche Umbria, Sardegna, Calabria e Val d’Aosta hanno ‘provato l’ebbrezza’ degli zero contagi. Tutte, dunque, premono per anticipare la riapertura. L’Alto Adige, addirittura, contando sull’autonomia ha deciso di creare una legge ad hoc per poter accelerare i tempi.
Ogni regione si organizza in modo ‘autonomo’
Nonostante i comuni intenti, ogni regione agisce in autonomia: in Sardegna – stando all’ordinanza firmata dal presidente Solinas – parrucchieri e centri estetici potranno riaprire lunedì 11 maggio. A decidere saranno però i sindaci. E il tutto sarà possibile solo se l’indice di diffusione “Rt” sara pari a 0,5. Il parametro è stato finora raggiunto solo da Umbria, Basilicata e provincia di Trento. La Liguria si sta muovendo per anticipare in tutta sicurezza il settore food, Emilia Romagna e Umbria chiedono di accelerare. Ogni regione emana le proprie ordinanze, salvo poi vederle modificate dai singoli comuni. In questo gioco d’anticipo, anche Conte – dapprima fermo sulla linea dura – sembra mostrare la sua apertura: «Se c’è la possibilità, possiamo valutare aperture ulteriori». >> Coronavirus, i dati di oggi: il numero dei dimessi guariti supera quello dei positivi