Il mare continua a restituire i corpi di chi cerca di scappare nella speranza di trovare una vita migliore. E poi, spesso, si trova costretto ad affrontare la potenza delle onde. Una bambina di appena cinque mesi è stata riportata a riva dall’acqua, dopo il naufragio avvenuto alcuni giorni fa a poche miglia da Zawiya. Naufragio in cui hanno perso la vita dodici persone, tra cui due bambini. L’ennesimo naufragio simbolo della crisi europea dei migranti e della sconfitta dell’Ue sul tema.
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Migranti, il mare restituisce il corpo di una bambina di cinque mesi
Una tutina bianca con sopra disegnato un coniglietto avvolgeva il piccolo corpo indifeso della bimba di cinque mesi, vittima del naufragio avvenuto alcuni giorni fa. “Dopo il naufragio del 13 giugno davanti alle coste di Zawiya, il corpo di una neonata è stato ritrovato sulla spiaggia di Sorman. Mandiamo tanta forza e solidarietà alla famiglia e condanniamo queste infinite uccisioni ai confini d’Europa. Black Lives Matter, anche nel Mediterraneo”, hanno scritto gli attivisti di Alarm Phone, la piattaforma che offre assistenza telefonica ai migranti nel Mediterraneo. L’immagine della bambina riconsegnata dal mare non può che rievocare nella mente la fotografia di Aylan Kurdi, il bimbo di tre anni siriano ritrovato morto per annegamento su una spiaggia turca a causa di un naufragio.
La stessa storia che si ripete, quasi a perdere il conto per il numero di volte. E che rappresenta in pieno il fallimento del sistema europeo sul tema dei migranti.
Una barca di legno, poi un gommone. Un bambino, forse due. Le notizie sul naufragio non sono state subito chiare. Quel che si sa è che la tragedia è avvenuta a dieci chilometri dalla costa della Libia, e ha portato alla morte di dodici persone, tra cui due bambini. La conferma arriva anche dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazione. Inizialmente le autorità libiche avevano risposto negativamente alla richiesta di Alarm Phone che, ricevuta una chiamata da un parente dei migranti, aveva denunciato il probabile naufragio. Oggi, a distanza di tre giorni da quella ennesima strage, la Mezzaluna Rossa, la Croce Rossa nei Paesi arabi, ha annunciato che sulla spiaggia di Sorman, pochi chilometri ad ovest della città di Zawiya, è stato rinvenuto il corpo di una bambina.
3 days after the 13 June shipwreck off #Zawiya, the body of a little girl was washed up on the beach of Sorman. We send strength & solidarity to the relatives & condemn these endless killings at the borders of Europe. #BlackLivesMatter also in the #Med. https://t.co/cl9jTajsVC
— @alarmphone (@alarm_phone) June 16, 2020
Il Mediterraneo, simbolo della sconfitta europea
E così, a confermare quanto accaduto ancora una volta ci ha pensato il Mar Mediterraneo, quello che nel tempo è stato trasformato nel cimitero liquido più affollato al mondo. A pubblicare la foto del piccolo corpo senza vita, ancora avvolto nella sua tutina, è stato Hadaf News. Condividendo un comunicato della Mezzaluna Rossa, ha ricordato che in quel naufragio sono morte ben dodici delle trenta persone che stavano viaggiando sul gommone nella speranza di arrivare in Europa. E che invece si sono fermate a poche miglia dalla costa. “Oggi il corpo di una neonata di cinque mesi è stato restituito dal mare e ritrovato sulla costa di Surman, in Libia.
Si tratta di una delle vite che abbiamo perso nel naufragio di questo fine settimana poco lontano da Zwara. Una sola morte è una di troppo”, ha commentato su Twitter Federico Soda, il capomissione in Libia dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. >>Tutte le notizie di UrbanPost