Caso Elena Ceste, Michele Buoninconti spera di ottenere la revisione del processo. In studio a “La vita in diretta Estate”, oggi pomeriggio 27 luglio, la criminologa Anna Vagli ed il biologo e genetista forense Eugenio D’Orio, che insieme all’investigatore Davide Cannella costituiscono il nuovo pool difensivo dell’ex vigile del fuoco condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie e l’occultamento del suo cadavere.
Elena Ceste, un altro Dna sui suoi vestiti?
Proprio D’Orio aveva redatto l’istanza per chiedere alla Autorità Giudiziaria l’accesso a diversi reperti di indagine tra cui i vestiti di Elena Ceste. Gli stessi che Buoninconti consegnò ai carabinieri la mattina della scomparsa dicendo di averli trovati, piegati, sul suolo in giardino. Ebbene, dopo che in data 16 luglio 2020 la istanza è stata accolta dal tribunale di Asti, è arrivata giorno 22 una puntualizzazione. La pm Laura Deodato ha infatti precisato che sui succitati indumenti il pool di Buoninconti potrà effettuare solo una ricognizione ma nessuna nuova analisi genetica. Su quei reperti inoltre grava un ordine di distruzione emesso nel gennaio 2019 in quanto trattasi di sentenza passata in giudicato.
Ecco dunque che, come spiegato dalla Vagli in studio, il suo team chiederà venga fissata una udienza che consenta il contraddittorio tra le parti affinché sia concesso loro di effettuare su quegli abiti nuovi accertamenti genetici e la analisi di tutti i reperti precedentemente richiesta e accordata dal tribunale in prima battuta.
Riflettori puntati sulla vita privata di Elena Ceste
D’Orio è stato chiaro: su quei vestiti potrebbero esserci Dna ‘altri’ appartenenti alle ultime persone entrate verosimilmente in contatto con Elena Ceste prima che morisse. Poiché, sebbene già analizzati durante le indagini, quegli elementi non sarebbero stati letti ed interpretati nella giusta ottica. Dalle carte della inchiesta è infatti emerso che Elena Ceste avrebbe avuto “almeno tre relazioni extraconiugali in contemporanea” e quindi gli inquirenti, ha ribadito la Vagli, avrebbero dovuto scandagliarla meglio e più a fondo. Secondo la sua tesi, infatti, è difficile immaginare Elena come una donna completamente succube di un marito-padrone, come tre sentenze hanno confermato.
Anna Vagli: “Uno degli amanti di Elena Ceste non ha un alibi”
Non solo, l’attività di indagine difensiva in corso, avrebbe permesso al pool di Buoninconti di scoprire che “uno degli amanti di Elena Ceste non ha un alibi” per la fascia oraria in cui la donna scomparve. Questo aprirebbe la strada a nuovi scenari, non escluso quello secondo cui la donna sarebbe sì stata uccisa ma non dal marito. La criminologa ha inoltre ricordato alcuni passaggi del carteggio relativo alla inchiesta in cui è messo nero su bianco che Elena stava vivendo un tormento interiore dovuto al timore di essere una donna chiacchierata in paese per via delle sue frequentazioni extraconiugali. Di temere di essere seguita da qualcuno, una paura che la faceva stare male.
Biavardi: “Proprio i vestiti di Elena hanno inchiodato Buoninconti”
A dar voce alla tesi della Procura e delle sentenze il direttore del settimanale Giallo, Andrea Biavardi, in collegamento video con il programma. Il giornalista dopo aver riconosciuto la legittimità delle indagini difensive che D’Orio e la sua équipe stanno compiendo, ha ricordato che per loro “la strada è molto in salita”. E che proprio gli abiti di Elena sono stati tra gli elementi che in primis hanno inchiodato Buoninconti. “Se dovessero emergere nuovi elementi saremmo i primi a darvene atto”, ha poi aggiunto. A non avere dubbi sulla colpevolezza di Michele Buoninconti, la criminologa Flaminia Bolzan presente in studio a “La vita in diretta estate”. Potrebbe interessarti anche —> Elena Ceste retroscena scabrosi sulla sua doppia vita: messaggio inquietante all’amante poco tempo prima di morire