Il tour di Matteo Salvini ha fatto tappa a Jesi, nelle Marche in provincia di Ancona. A giudicare dalle foto e i video pubblicati dal presidente della Lega sembra che la città fosse praticamente ai suoi piedi. Jesi non aspettava altro che il suo arrivo. Ma è davvero così? Dietro la facciata si nasconde una realtà completamente diversa. La piazza del teatro Pergolesi sembrava piena, ma sarebbe potuto esserlo anche di più se le forze dell’ordine avessero lasciato passare i contestatori. Come si dice: non è tutto oro quello che luccica.
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Matteo Salvini a Jesi
Un migliaio di persone si è radunato dalle 16 in poi su Corso Matteotti, armati di cartelli e fischietti, al grido di “Jesi non si lega“. Un gruppo sempre più folto di sostenitori ha tentato di raggiungere piazza Pergolesi per far sentire la propria voce a Matteo Salvini. Solo in pochi sono riusciti a superare il cordone delle forze dell’ordine. Cori e fischi hanno fatto da sottofondo a tutta la manifestazione. Matteo Salvini vantava sui social un acceso consenso della città di Jesi, ma la realtà è un’altra. A parte le prime file davvero fomentate per il leader, le altre persone erano lì per curiosità e per manifestare il proprio dissenso. In molti dei video pubblicati dai presenti si può notare come la piazza risuoni a suon di fischi e di accuse. Il diritto a manifestare è stato comunque limitato, poiché le forze dell’ordine hanno bloccato in vie parallele l’acceso gruppo di contestatori.
I contestatori bloccati
La folla avrebbe potuto rovinare l’immagine della piazza perfetta presentata dal leader della Lega. Nonostante questo le vie del centro sono state sommerse da persone con cartelli contro il politico: “Non ci serve il vostro odio, Jesi resiste”.
Sui social il centro sociale Tnt pubblica le immagini della protesta e scrive: «Questa è la storia di oggi, Jesi è antifascista, antirazzista e antisessista, e non c’è alcuno spazio per chi predica odio e discriminazione! In tantissimi abbiamo assediato Salvini, la Lega e i loro sproloqui e nonostante l’estrema militarizzazione, due cariche per tenerci lontani, un altro gruppo di attivisti è entrato e hanno contestato anche da dentro la piazza». Questa è l’altra faccia della medaglia che Matteo Salvini non voleva mostrare.