Morte Davide Cervia. Sono passati 30 anni da quel 12 settembre del 1990 quando alla vigilia della prima Guerra del Golfo, Davide Cervia sparì nel nulla. Le sentenze dei giudici hanno stabilito che si trattò di rapimento a fini militari e che ci furono bugie, omissioni e depistaggi che hanno trasformato il caso in uno dei grandi misteri d’Italia. L’ex sottufficiale della Marina Militare esperto in guerre elettroniche venne strappato all’affetto di sua moglie Marisa e dei figli Erika e Daniele che all’epoca avevano rispettivamente 6 e 4 anni.
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Il caso Davide Cervia
Il caso di Davide Cervia, ex sergente volontario della Marina militare italiana, scomparso in circostanze misteriose il 12 settembre 1990, torna a smuovere la coscienza della Nazione. L’allora giovanissimo esperto di guerra hi-tech, arruolatosi volontario nel 1987 al corpo della Marina aveva solo 31 anni quando veniva sequestrato nella campagna di Velletri dove viveva con la moglie, Marisa Cervia e i due figli, Erika e Daniele, all’epoca di soli 6 e 4 anni. Il caso rimane iscritto al registro delle notizie di reato a carico di ignoti per anni, fino a quando, nel 2000, la Procura generale presso la Corte d’appello di Roma decide di archiviare il caso, escludendo la scomparsa volontaria di Cervia ma rassegnandosi all’impossibilità di individuare i responsabili del fatto.
Morte Davide Cervia, la moglie Marisa: “Conte mantenga la promessa sulla Commissione d’inchiesta”
Il giallo è tornato protagonista a 30 anni di distanza dalla sparizione di Davide nella trasmissione “Crimini e Criminologia” di Cusano Italia TV (ch.264 dtt). Al microfono di Fabio Camillacci è intervenuta anche la moglie di Davide Cervia. Marisa Gentile dalle telecamere della televisione dell’Università Niccolò Cusano ha lanciato un appello al premier Giuseppe Conte affermando: “Io spero che la promessa che il Presidente del Consiglio ci fece più di un anno fa e cioè di favorire l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Davide Cervia non cada nel vuoto. Perchè dopo 30 anni è importante che qualcuno si faccia carico di tutte le carte, di tutti i documenti che sono venuti alla luce per rimettere insieme tutti i pezzi del puzzle e arrivare finalmente alla verità”.
“Purtroppo in Italia siamo abituati ad aspettare, 30, 40, 50 anni per far emergere verità nascoste – ha proseguito Marisa Gentile – Ritengo che un Paese senza verità non possa dichiararsi un Paese democratico. Perchè la tutela e la giustizia per ogni cittadino dovrebbero essere messi in prima linea. Quindi – ha concluso – mi auguro con tutto il cuore che il premier Conte mantenga la promessa che ci ha fatto. Spero dunque che il mio Stato finalmente si prenda carico di questa vicenda tutelando me e la mia famiglia. Fino ad oggi lo Stato ci ha completamente abbandonati”. >> Le storie dimenticate di UrbanPost