Al via il processo a Parigi per le vignette pubblicate nel 2016 dal giornale satirico “Charlie Hebdo” sul terremoto di Amatrice. Le immagini che mostravano sotto le macerie piatti tipici della nostra cucina avevano suscitato una dolorosa ondata di indignazione e sdegno. Il sindaco di allora del paese del Centro Italia, Sergio Pirozzi, aveva deciso così di fare causa alla testata. Dopo una querela da noi a settembre 2016, il settimanale satirico è stato denunciato anche in Francia, nel novembre successivo, per “ingiuria” e “diffamazione”.
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Charlie Hebdo processo per le vignette su Amatrice al via oggi a Parigi
È iniziato oggi a Parigi il processo per diffamazione al giornale satirico francese “Charlie Hebdo” per le vignette pubblicate a seguito del terremoto che nel 2016 devastò Amatrice. La testata è finita nella bufera per due le immagini: la prima, ‘Sisma all’italiana‘, che mostrava tre vittime della tragedia, rappresentate come fossero altrettanti piatti della nostra cucina, ossia penne al pomodoro, penne gratinate e lasagne. L’ambasciata di Francia a Roma aveva specificato che “il disegno di Charlie Hebdo non rappresenta in nulla la posizione della Francia”. La seconda sequenza invece, per la quale il giornale è stato querelato, era stata fatta come segno di protesta dagli stessi vignettisti per le lamentele arrivate dal Belpaese. “Italiani, non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia!”, diceva la didascalia che accompagnava il disegno.
Il giornale satirico si difende invocando la libertà di espressione e satira
Stando all’avvocato francese, Yassine Maharsi, il sindaco e il Comune di Amatrice ritengono entrambe le vignette offensive “verso le vittime e verso gli italiani in generale”. Quasi 300 morti, di cui 239 concentrate nel solo territorio di Amatrice, in estate meta di turisti e visitatori. Il sisma distrusse, infatti, ben quattro centri abitati: oltre ad Amatrice anche Accumoli, sempre nel Lazio, Arquata del Tronto e la sua frazione di Pescara del Tronto, nelle Marche. Dal canto suo, il giornale francese duramente colpito dall’attentato jihadista del 2015, si è sempre difeso, invocando «la libertà di espressione e di satira». Leggi anche l’articolo —> Covid, Speranza: «Non siamo ancora fuori dalla fase più difficile»