I dati dei ricoveri in terapia intensiva sono, da marzo, i numeri a cui si guarda per avere la percezione dell’andamento del contagio e dei rischi che il sistema sanitario sta correndo. Fin da subito, infatti, il maggiore problema causato dal Covid è stata l’impossibilità di curare tutti i pazienti che ne avevano bisogno in terapia intensiva. Il 3 aprile 2020 si registrò il record negativo della prima ondata per numero di ricoverati in terapia intensiva. Erano 4.068. Ad oggi i numeri sono inferiori, ma non dobbiamo stare certi di aver fatto tutto il possibile per arrivare preparati a questa seconda ondata. Ieri, 6 novembre 2020, l’incremento di pazienti in terapia intensiva è stato di 124, per un totale di 2.515 casi attualmente in terapia intensiva.
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Il Piano Arcuri: cosa prevedeva
Il decreto legge Rilancio Governo a maggio scorso stanziò 1,3 miliardi di euro per potenziare i reparti di intensiva, necessari ai malati Covid più gravi. Il “Piano Arcuri” mirava ad approntare 14 posti letto ogni 100mila abitanti, vale a dire quasi 4mila posti in più. I posti letto aggiuntivi sarebbero dovuti essere 3.553, che si sarebbero dovuti sommare ai già 5.179 presenti in Italia per un totale di 8.732. Come riportato da IlSole24Ore, non tutte le regioni hanno fatto gli sforzi necessari. La regione più virtuosa, in questi termini, è il Veneto: qui la richiesta era di aggiungere 211 posti in terapia intensiva, e ne sono stati realizzati 331.
I dati attuali sulle terapie intensive italiane
“Dagli originari 5.179 posti letto in terapia intensiva si è arrivati a stabilire un aumento fino a 8.679 posti letti, tradottosi in un ampliamento dei posti di terapia intensiva da 12 a 14 ogni 100.000 abitanti”, si legge nel documento ufficiale pubblicato dal Ministero della Salute “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”. Le regioni, dunque avrebbero soddisfatto quasi completamente il Piano Arcuri, con uno scarto tra posti previsti e posti attuali di 53 unità.
Ciononostante, già all’inizio di questa settimana, quasi tutte le regioni italiane erano pericolosamente vicine al 30% di occupazione, ritenuta la soglia critica. Record negativo per la Valle d’Aosta con circa il 60% di posti letto in terapia intensiva occupati. La pressione sugli ospedali continua ad aumentare, con un andamento che rischia di saturare i reparti intensivi di Valle d’Aosta Lombardia, Piemonte, ma anche Emilia- Romagna e Liguria. Insomma, i conti non tornano. >> Tutte le news di UrbanPost