Vaccino Covid Pfizer – 28 dicembre. Obiettivo dell’Italia entro Marzo 2021? Raggiungere quota 13 milioni di vaccinati. A dirlo il ministro della Salute Roberto Speranza in un’intervista concessa a La Stampa, in cui questi ha spiegato anche perché noi abbiamo ricevuto così poche dosi rispetto alla Germania. «Esiste un solo contratto di acquisto dei vaccini, firmato dalla Commissione Europea per conto dell’intera Unione. E la distribuzione delle dosi tra i vari Stati membri, sempre da contratto, è gestita dalla stessa Commissione in base al numero di abitanti. La nostra quota è del 13,45% del totale di tutti i vaccini che l’Ue ha acquistato dalle sei aziende produttrici. Alla fine della campagna vaccinale, nel 2022, il nostro Paese avrà ricevuto 202 milioni di dosi», ha affermato Speranza.
leggi anche l’articolo —> Covid De Luca fa il vaccino, la rabbia di Calderoli: «Io malato oncologico in fila, lui no»
Vaccino Covid Pfizer, quando saremo chiamati a farlo: come sarà stilata la graduatoria
Questo vuol dire che «nell’immediato, la distribuzione tra i singoli Stati può variare in base a fattori del tutto casuali: il giorno in cui viene fatta la comunicazione, la distanza dagli stabilimenti. Quelli Pfizer sono a Bruxelles, quindi in Germania arrivano prima che da noi. Ma la quota di dosi che spetta a ciascun Paese è fissa, per contratto. Dunque non c’è chi è più bravo e ne compra di più e chi è più scarso e ne compra di meno. A regime, a noi spettano 420 mila dosi a settimana, e quelle saranno…», ha aggiunto il ministro Speranza. L’avvio della campagna di vaccinazione anti Covid non rappresenterà un “Liberi tutti”: il politico ha chiarito che subito dopo l’Epifania tornerà il piano delle zone rosse, arancioni e gialle in tutta Italia. Poi Speranza ha annunciato una novità che arriva da Pascal Soriot, ceo di AstraZeneca: «Se arriva subito al traguardo, entro il primo trimestre si aggiungeranno altri 16 milioni di dosi, che corrispondono ad altre 8 milioni di persone vaccinate. Risultato finale: noi già dal primo aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati, e così avremmo già raggiunto la Fase Uno, cioè quella che ci consente di avere il primo impatto epidemiologico». Ma in che maniera saranno distribuiti le dosi del vaccino? Quando toccherà a ciascun italiano? Speranza ha detto di essere contrario all’obbligatorietà. «Non risolveremmo il problema, lo aggraveremmo. Meglio una seria campagna di informazione e sensibilizzazione: ho fiducia che produca risultati migliori…», ha dichiarato fermo il ministro della Salute.
Speranza contrario all’obbligatorietà, Zampa la ritiene «precondizione all’assunzione» in alcuni contesti
Eppure c’è chi non è dello stesso avviso: a detta di Repubblica la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa auspica che «per chi opera nell’ambito della salute il vaccino» debba essere «precondizione all’assunzione». Al ministero risulta che circa il 70% del personale abbia dato la sua adesione alla vaccinazione. Zampa è convinta nella necessità dell’obbligo in certi contesti. «Lo affermo da tempo. Chi lavora nel pubblico e a contatto con il pubblico ha una responsabilità maggiore, per questo abbiamo inserito alcune categorie di dipendenti statali tra le prime perle vaccinazioni. Non mi riferisco solo al personale sanitario, parlo anche degli insegnanti: è una questione di buon senso. Prima della pandemia, abbiamo istituito l’obbligo delle vaccinazioni per i bambini in età scolare, senza le quali non sarebbero appunto stati ammessi a scuola. Non vedo perché non si dovrebbe pensare anche al Covid, soprattutto per gli insegnanti. Nel contratto di lavoro pubblico lo metterei come precondizione per l’assunzione», ha dichiarato. Intanto, come riporta ‘Today’ c’è che chi sta lavorando alla graduatoria di chi sarà chiamato a vaccinarsi.
Vaccino Covid Pfizer: a proporre un metodo Giovanni Corrao
I primi saranno i lavoratori degli ospedali e delle residenze per anziani, poi potrebbe toccare alle forze dell’ordine e al personale scolastico. In seguito? L’ipotesi è di vaccinare in base al grado di fragilità, utilizzando parametri come l’età avanzata. A proporre un metodo sarà Giovanni Corrao, professore di Statistica Medica all’Università Bicocca di Milano, che a Libero ha spiegato le modalità. Le Regioni forniranno dati terapeutici e diagnostici: «L’algoritmo che determina la classifica si basa sull’identificazione del profilo clinico di tutti i pazienti che negli ultimi dieci mesi hanno sviluppato forme severe di Covid, che li hanno costretti al ricovero in terapia intensiva o ne hanno provocato perfino la morte. Noi determiniamo il peso che ogni fattore di fragilità, dall’età alle patologie pregresse, ha avuto nel determinare l’aggravamento della funzionalità respiratoria o addirittura il decesso». Problemi di privacy? No, proprio perché chi analizza i dati sanitari non conosce la chiave identiicativa della persona: «L’algoritmo che assegnerà a ciascuno di noi un punteggio che indicherà il grado di precedenza nell’accesso alla profilassi si basa su un mix di pesi e correlazioni tra stile di vita, situazione sanitaria generale, età, patologie croniche. Ci sono una quarantina di voci, a ciascuna delle quali sarà associato un valore a seconda dell’individuo analizzato, che ci consentiranno di tracciare un quadro clinico esaustivo dal quale risulterà il rischio soggettivo di decesso in caso di contrazione del Covid», ha chiarito Corrao. Leggi anche l’articolo —> Anticorpi monoclonali cosa sono e a cosa servono: la differenza col vaccino Covid