“Siamo in una fase di stabilizzazione della curva che ha raggiunto il picco a fine novembre. La discesa prima è rallentata, poi si è fermata e adesso si intravede un trend in rialzo. Con questi numeri il rischio è che la terza ondata di covid si innesti nella fase discendente della seconda“. A spiegare l’andamento è il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, il quale dall’inizio dell’epidemia sta analizzando un monitoraggio indipendente sullo sviluppo del Coronavirus in Italia.Riguardo al vaccino, inoltre, ha commentato: “Siamo ancora lontani dal tradurre questa straordinaria conquista della scienza in un tangibile risultato di salute pubblica”, “con i contratti che sono stati siglati fino ad oggi possiamo vaccinare circa il 5% della popolazione entro marzo e meno del 20% entro giugno”.
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Cartabellotta: “La terza ondata di covid rischia di arrivare presto”
Durante un’intervista rilasciata a il Corriere della Sera, il presidente della Fondazione Gimbe ha affrontato vari punti dell’emergenza covid in Italia, come la questione vaccini. “La situazione potrebbe cambiare con un via libera dell’Ema ad AstraZeneca in tempi brevi, ma è difficile che le 40 milioni di dosi saranno disponibili nel primo semestre. Altrettanto improbabile che le ulteriori forniture di Pfizer e Moderna contrattate dall’ Europa vengano consegnate in anticipo”, ha spiegato. “Siamo ancora lontani dal tradurre questa straordinaria conquista della scienza in un tangibile risultato di salute pubblica. La comunicazione istituzionale dovrebbe diffondere la massima fiducia nel vaccino, senza sbilanciarsi in previsioni irrealistiche, visto che anche le persone vaccinate devono mantenere tutte le misure di prevenzione”, ha aggiunto poi.
Riguardo alla tanto chiacchierata terza ondata di covid, invece, sostiene che possa arrivare presto, addirittura prima che la seconda abbia esaurito tutta la sua potenza. “Dobbiamo prestare massima attenzione alle prossime due settimane: solo dopo la metà di gennaio capiremo gli effetti del decreto Natale sul contenimento dell’epidemia”.
Cartabellotta: “Siamo riusciti a flettere le curve nella prima ondata, ma non della seconda”
Dopo cinque settimane in calo costante, nell’ultimo report è emerso un incremento dei nuovi contagi, saliti a quota 114.132 in soli sette giorni. “Il Dpcm del 3 novembre con il sistema dei colori assegnati alle Regioni è arrivato troppo tardi“, ha sottolineato Cartabellotta. “Ha abbassato le curve di circa il 30%, un effetto moderato (e in parte sovrastimato), ma che adesso si è completamente esaurito. Ora serve una strategia diversa, con misure più rigorose soprattutto nel primo trimestre dell’anno, quando la circolazione del virus è massima e la copertura vaccinale minima. Ci aspettano scelte cruciali: dobbiamo smettere di inseguire il virus con un Dpcm dietro l’altro ed elaborare un piano strategico di medio-lungo periodo che proceda di pari passo con la campagna vaccinale”.
Non è chiaro, quindi, se siamo di fronte a una ripresa dell’epidemia oppure no. “Tecnicamente siamo in una fase di stabilizzazione della curva che ha raggiunto il picco a fine novembre”, ha evidenziato il presidente di Gimbe. “La discesa prima è rallentata, poi si è fermata e adesso si intravede un trend in rialzo. Stanno crescendo, seppur lentamente, i ricoveri con sintomi, i posti letto occupati in terapia intensiva e gli attualmente positivi sono arrivati a 571 mila. Con questi numeri il rischio è che la terza ondata si innesti nella fase discendente della seconda. È difficile da prevedere anche perché non sappiamo quanto le zone rosse di Natale abbiano funzionato.
E poi c’è la grossa incognita della variante inglese. Quel che è certo è che alla fine della prima ondata avevamo 41 persone in terapia intensiva, oggi i posti letto occupati sono 2.587. Siamo riusciti a flettere quasi completamente le curve nella prima ondata, ma non della seconda”, ha sottolineato in conclusione. >> Tutte le notizie di UrbanPost