Il temuto report settimanale sui dati riguardanti la situazione Coronavirus in Italia è arrivato: l’Emilia Romagna – in zona arancione insieme a Calabria e Lombardia, ma anche, su richiesta delle stesse, Veneto e Sicilia – si ritrova a fare i conti con una prorogata chiusura delle scuole. Non senza polemica. Specie sulla pagina Facebook del presidente della Regione Stefano Bonaccini che, in un lungo post, ha cercato di spiegare le sue ragioni.
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Emilia Romagna scuole, il presidente Bonaccini: «Abbiamo ritenuto di dover posticipare l’apertura in presenza»
«I dati odierni – scrive Bonaccini nel tentativo di chiarire la situazione – confermano che dalla prossima settimana saremo in zona arancione, insieme alle altre grandi regioni del nord ed alcune del sud, per un totale di quasi trenta milioni di persone. I parametri più restrittivi introdotti dal Governo – spiega il governatore dell’Emilia Romagna – servono a proteggere il nostro Paese dalla nuova ondata che ha già investito altri Stati europei […]. È alla luce di questi elementi e delle valutazioni assunte dagli esperti regionali e nazionali della sanità che oggi con la Giunta, dopo aver sentito i sindaci dei Comuni capoluogo e i presidenti di Provincia, abbiamo ritenuto di dover posticipare l’apertura in presenza delle scuole superiori, mentre saranno aperte materne, elementari e medie».
«Si tratta – prosegue Bonaccini consapevole della polemica che ne deriva – di una decisione difficile, molto sofferta, anche alla luce del lavoro importante e condiviso con prefetti, aziende di trasporti e ufficio scolastico regionale, fatto nelle settimane scorse per potenziare e riorganizzare i trasporti (prevedendo oltre 500 bus aggiuntivi al giorno), i turni di ingresso e di uscita, le misure ulteriori di tracciamento e screening per tutta la popolazione scolastica. Ma la cosa che pesa di più è chiedere un altro sacrificio ad una generazione di ragazze e ragazzi che avrebbe tutto il diritto di frequentare la scuola, di vivere pienamente il rapporto con compagni e insegnanti, di apprendere al meglio e di socializzare pienamente».
«Mai pensato che la scuola sia un servizio “sacrificabile”»
«Non ho mai pensato – precisa il presidente – che la scuola sia un servizio “sacrificabile”, né che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza. Ho però la responsabilità di conciliare interessi e beni primari, questo sì. E se gli esperti mi spiegano che i contagi potrebbero ulteriormente aumentare e i posti letto Covid e di terapia intensiva riempirsi ulteriormente, allora ho il dovere di assumere anche provvedimenti impopolari. Vale per la scuola, su tutto, e vale anche per quelle attività economiche sospese, purtroppo, a causa del virus (per le quali chiederemo al governo ristori certi, cui aggiungeremo entro febbraio 40 milioni di euro di ristori regionali).
Il nostro impegno per fermare i contagi, – conclude dunque Bonaccini – per rispondere al meglio con le cure alle persone malate, per vaccinare, finalmente, ha anzitutto l’obiettivo di salvare le vite delle persone. Ma anche quello di poter presto ricostruire una condizione di normalità per tutti. Teniamo botta, come diciamo da queste parti, insieme ce la faremo e ne usciremo». >> San Marino, ricovero in ospedale a pagamento per i no vax