Cinquantottenne di Ferrara, Massimo Straccini svolgeva il ruolo di magazziniere Amazon fino a quando, lo scorso 7 gennaio 2021, non è stato licenziato dall’agenzia che fungeva da intermediario con il colosso dell’e-commerce. La sua storia, raccontata in un’intervista a Repubblica, sottolinea le difficoltà del precariato. Costretto a vivere in un camper nel parcheggio dell’azienda di Rovigo per la quale era stato assunto con contratto trimestrale, Massimo non aveva le garanzie necessarie per ottenere un alloggio in affitto. Ed ora, rimasto anche senza impiego, è stato costretto a tornare nella sua città in cerca di una nuova occupazione.
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Magazziniere Amazon licenziato dopo aver raccontato la sua storia: nessun avviso
Terminato il contratto di lavoro, scaduto giovedì 7 gennaio, Massimo – che per Amazon faceva il magazziniere da tre mesi – si è ritrovato improvvisamente senza impiego. “Prima di quel giorno – ha riferito a Repubblica – mai nessuno mi aveva avvisato della possibile conclusione del rapporto di lavoro. Ho chiamato io l’agenzia Adecco che gestiva la mia posizione. Sono stati loro a dirmelo: la tua avventura in Amazon finisce qui”.
Ma ci sarebbe un precedente: “Il mese scorso – ha detto Straccini che teme di esser stato penalizzato – ho raccontato la mia vita in camper nel parcheggio dell’azienda, era una critica al sistema di lavoro fondato sul precariato, non ad Amazon. Del resto, con un contratto di tre mesi non ci sono le garanzie per stipulare un contratto d’affitto e questo è il motivo per cui vivevo lì con la mia compagna Edna”. Non una ritorsione, tiene a precisare, anche perché – dice – “non ho mai criticato l’azienda che mi dava lavoro. Inoltre, non ero certo uno scansafatiche”.
L’esperienza di Massimo: “Non c’è mai un’interfaccia, un contatto diretto. Sei un numero”
Tra gli addetti allo stoccaggio dell’azienda, Massimo non aveva mai ricevuto contestazioni: “Anzi. – ha riferito – I manager si avvicinavano e mi dicevano che andavo bene. Monitoravano il mio operato con i tablet durante i turni e nessuno mi ha mai fatto un appunto”. Nessun richiamo ma nemmeno spiegazioni per la mancata proroga: “Mi hanno detto soltanto che non a tutti è stato rinnovato. Ho dovuto consegnare il badge e tanti saluti”. Nel suo turno, che contava una decina di impiegati, sono stati tutti confermati: “Domenica scorsa – ha raccontato – festeggiavano tutti per il rinnovo comunicato. Io ero l’unico che non sapeva ancora nulla. In quel momento ho capito che si metteva male”. Seppur deluso, dell’esperienza in Amazon Massimo ha riferito: “Sono soddisfatto anche se è finita. L’unico elemento destabilizzante è che non c’è mai un’interfaccia, un contatto diretto. È tutto via app, o via tablet. Sei un numero”.
Quanto, invece, alla vita “non facile” nel camper nel parcheggio dell’azienda, il magazziniere ha ricordato: “Nessuno mi ha mai mandato via da lì ma, qualche giorno dopo aver raccontato la mia storia, un camionista è venuto a bussare di notte. Io ero al lavoro. Ha chiesto una prestazione sessuale alla mia compagna, che si è molto spaventata. Non ha potuto fare altro che chiudere la porta e sperare che se ne andasse in fretta”. Conclusa l’esperienza, a Massimo non resta che pensare al presente: “Adesso vorrei lavorare – dice – ma so che non sarà facile a 58 anni. Anzi, ne approfitto per lanciare un appello: vi prego, datemi un lavoro. Vorrei soltanto trovare un po’ di stabilità”. >> Accordo Brexit, cosa cambia dal primo gennaio: addio all’Erasmus e nuove regole per il lavoro