27/01/2021 16:31
La sindaca di Torino Chiara Appendino è stata condannata a un anno e sei mesi nel processo con rito abbreviato per i fatti di Piazza San Carlo. Insieme a lei, altri cinque imputati hanno ricevuto la stessa condanna. La sindaca: “Cercherò di ribaltare la sentenza in Appello: se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto”. Il pm Pacileo: “Una condanna per omicidio colposo è sempre una sconfitta per la società”.
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Torino, Appendino condannata con altri cinque imputati
Sono sei gli imputati condannati a un anno e sei mesi nel processo con rito abbreviato. Si tratta, oltre che della sindaca Appendino, dell’ex capo di gabinetto del Comune Paolo Giordana, l’allora questore Angelo Sanna, l’architetto Enrico Bertoletti e l’ex presidente dell’Agenzia Turismo Torino, Maurizio Montagnese. Un sesto imputato, Danilo Bessone, esponente di Turismo Torino, ha chiesto e ottenuto di patteggiare un anno e sei mesi. Tutti hanno ottenuto la sospensione condizionale della pena. Le accuse mosse dalla procura erano disastro, lesioni e omicidio colposo. Le vittime furono due donne, morte in seguito alle lesioni riportate. I feriti furono 1.600.
La richiesta di nullità
L’avvocato difensore dell’architetto Bertoletti, Paolo Pacciani, aveva chiesto di annullare l’atto di chiusura delle indagini preliminari a causa del deposito tardivo di alcuni documenti, messi agli atti a dicembre. Il pm Vincenzo Pacileo aveva ribadito che le carte non fanno riferimento ai fatti di Piazza San Carlo e che non avevano rilevanza per la difesa. L’avvocato Luigi Chiappero, difensore di Appendino, si era rimesso alla decisione del giudice. “Una condanna per omicidio colposo è sempre una sconfitta per la società. Finora come procura abbiamo avuto ragione. Ma non c’è motivo di essere contenti”, ha commentato il pubblico ministero Vincenzo Pacileo.
Il messaggio della sindaca di Torino Appendino
Su Facebook, la sindaca del capoluogo piemontese ha scritto di accettare e rispettare la decisione della Giudice. Si dice però amareggiata di dover pagare per le azioni dei rapinatori che causarono il tumulto in Piazza San Carlo, la sera del 3 giugno 2017. “Perché se è vero che la carica istituzionale che ricopro comporta indubbiamente delle responsabilità, alle quali non ho alcuna intenzione di sottrarmi, è altrettanto vero che oggi devo rispondere, in quanto sindaca, di fatti scatenati da un gesto – folle – di una banda di rapinatori. Proprio sul difficile ruolo dei sindaci, sui rischi e sulle responsabilità a cui sono esposti, forse andrebbe aperta una sana discussione”.
“La tesi dell’accusa, oggi validata in primo grado dalla Giudice, è che avrei dovuto prevedere quanto poi accaduto e, di conseguenza, annullare la proiezione della partita in piazza”, ha scritto amareggiata la sindaca Chiara Appendino. “È una tesi dalla quale mi sono difesa in primo grado e che, dopo aver letto le motivazioni della sentenza con i miei legali, cercherò di ribaltare in Appello perché è evidente che, se avessi avuto gli elementi necessari per prevedere ciò che sarebbe successo, l’avrei fatto. Ma così non fu e, purtroppo, il resto è cronaca. Non ve lo nascondo, questa tragica vicenda mi ha segnato profondamente. Quei giorni e i mesi che sono seguiti, sono stati i più difficili sia del mio mandato da sindaca sia della mia sfera privata, personale. E il dolore per quanto accaduto quella notte è ancora vivo e lo porterò sempre con me”. >> Tutte le news