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Scomparsa Samira El Attar, il marito a processo: oggi prima udienza, cosa è successo in aula  

29/01/2021 20:44 - Aggiornamento 29/01/2021 21:25

Scomparsa Samira El Attar: è iniziato oggi, 29 gennaio 2021, presso la Corte d’Assise del Tribunale di Rovigo il processo al marito Mohamed Barbri. Si è conclusa alle 15 la prima udienza del processo a carico dell’uomo accusato dell’omicidio e occultamento del corpo della moglie Samira, misteriosamente scomparsa a Stanghella (Padova) il 21 ottobre 2019.

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Mohamed Barbri foto Quarto Grado

Le dichiarazioni della criminologa Anna Vagli ad UrbanPost

Il 40nne marocchino si professa innocente. Venne arrestato dopo essersi allontanato dall’Italia nel 2019, sebbene indagato per il presunto omicidio della moglie. L’uomo ha sempre negato di avere tentato la fuga, come invece suppongono gli inquirenti. Mohamed, secondo i sospetti dell’accusa, avrebbe maltrattato sua moglie e sarebbero stati frequenti i litigi tra loro. L’uomo sarebbe andato in Spagna “Perché aveva ricevuto una segnalazione e siccome non era sottoposto a nessuna misura cautelare, si è semplicemente recato a cercarla dopo aver lasciato la figlia dalla nonna”.

Lo ha dichiarato ad UrbanPost Anna Vagli, criminologa nominata consulente tecnico dal nuovo pool difensivo dell’imputato, di cui fanno parte anche la genetista Teresa Accetta e il consulente Maurizio Cusimano, esperto nell’analisi di celle telefoniche. Team difensivo che fa capo agli avvocati Riziero Angeletti e Francesco Zacheo.

La prima udienza del processo a carico di Mohamed Barbri

Oggi ha avuto luogo l’ammissione della lista dei testi di accusa e difesa. Esclusa la consulenza della Dott.ssa Anna Vagli per la difesa di Mohmaed. “La mancata ammissione della consulenza di matrice criminologico investigativa appare a mio avviso lesiva del diritto alla difesa. Continuerò tuttavia a coadiuvare l’attività dei legali Angeletti e Zacheo per fornire un contributo a latere nell’individuazione di una ricostruzione alternativa per la ricerca della verità”, ha dichiarato Anna Vagli ad UrbanPost relativamente alla esclusione della sua consulenza.

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Samira El Attar foto Quarto Grado

La testimone in aula: “Frequenti litigi fra Samira e il marito”

Oggi in aula ha parlato la prima testimone, Benetazzo Vilma, madre del datore di lavoro di Mohamed. La donna ha raccontato di presunti frequenti litigi fra Samira e il marito. “La sua testimonianza appare confusa, contraddittoria e inattendibile e su cui certo non si può basare l’accusa di omicidio”, così la criminologa Vagli ha commentato la testimonianza in oggetto. “Mohamed si è messo a piangere dopo le parole dell’unica testimone sentita”, ha rivelato la Vagli, “perché diceva che le cose raccontate dalla teste non rispondevano al vero”.

Il 40enne marocchino Mohamed Barbri pochi giorni fa è stato trasferito nel carcere di Rovigo, da quello di Verona, dov’era detenuto. Il motivo è legato al fatto che il pm ha chiesto per l’imputato il giudizio immediato, che quindi sarà più celere, e per una mera questione pratica necessita di un facile trasferimento dell’imputato in tribunale ad ogni udienza.

Scomparsa Samira, la scheda di Chi l’ha visto?

“Samira El Attar, 43 anni, lavora da molti anni come badante in Italia, dove vive a Stanghella (Padova), con il marito e la figlia di quattro anni. La mattina di lunedì 23 ottobre, verso le 8:45 è uscita in bicicletta per portare la bambina all’asilo. Più tardi, una sua vicina l’ha incontrata e le ha dato una borsa con degli abiti per la figlia. E’ rientrata a casa, ha lasciato  la borsa e si è allontanata con la bicicletta. Non è più tornata né ha dato notizie. Ha con sé i documenti e il cellulare, che risulta spento”

“La mattina aveva detto al marito che sarebbe andata a fare un colloquio di lavoro, senza però precisare dove. Non è stata trovata nemmeno la sua bicicletta bianca, che ha dietro un seggiolino per bambini azzurro con poggiapiedi bianchi e sul manubrio una rete per appoggiare le borse”. Potrebbe interessarti anche —> Scomparsa Samira El Attar, il marito cambia pool difensivo: «Non è provato l’episodio di morte violenta»