Ieri Mario Draghi ha accettato, con riserva, l’incarico datogli dal presidente della Repubblica a formare un nuovo governo “di alto profilo”. I dossier che Draghi si troverà sul tavolo una volta iniziati i lavori sono tanti, e piuttosto difficili. Si passa dal piano vaccinale al Recovery Fund, fino alla riforma del Fisco fino e a temi come l’ex Ilva, la gestione Aspi e Alitalia. Tutti documenti rimasti letteralmente in sospeso durante il Conte bis.
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Governo Draghi, quali dossier erediterà
Tra i difficili dossier che il governo Draghi si troverà ad affrontare ci sono sicuramente il Recovery Fund, il piano vaccinale e la crisi socio economica. Nelle scorse settimane, innanzitutto, il Parlamento ha approvato la richiesta di scostamento di bilancio da 32 miliardi domandando dal governo per poter finanziare il Decreto Ristori 5, e anche di questo se ne dovrà occupare il nuovo esecutivo. Per quanto riguarda invece il piano di ripresa e resilienza, il Recovery Plan, la scadenza per la sua presentazione è prevista per aprile, ma ai Paesi è stato chiesto di presentare i progetti anche prima. Questo perché i tempi sono piuttosto lunghi: una volta consegnato il piano, la Commissione ha a disposizione otto settimane per presentarli al Consiglio per l’approvazione. A sua volta, poi, il Consiglio ha quattro settimane per approvarli tramite maggioranza qualificata.
Una volta finito questo primo processo, che quindi impiegherà almeno due o tre mesi, ci sarà l’erogazione del 10% dell’importo spettante al Paese. Il resto, poi, arriverà con scadenza semestrale. Produrre dei ritardi sulla presentazione, dunque, innescherebbe una reazione a catena che potrebbe rivelarsi drammatica. Ma non è solo sul Recovery Fund che il governo Draghi dovrà prestare particolare attenzione: sul tavolo c’è anche la questione della cassa integrazione da prorogare, del blocco dei licenziamenti che scadrà a fine marzo. Tutti argomenti che richiedono “molte decisioni difficili da assumere per un governo non nel pieno delle sue funzioni e con la campagna elettorale”, come ha sottolineato correttamente il Presidente Mattarella.
Governo Draghi e i vecchi dossier lasciati in sospeso
C’è poi la riforma del Fisco tra i dossier che il governo Draghi si troverà ad analizzare. Parliamo quindi della riforma dell’Irpef, avviata dal governo Conte con l’estensione e l’allargamento del cuneo fiscale per i redditi inferiori ai 40mila euro. Tra i più scottanti, però, c’è sicuramente quello che tratta la cosiddetta Rete unica. Nel dicembre del 2020 Enel ha avviato il processo di vendita di una quota compresa tra il 40% e il 50% di Open Fiber al fondo australiano Macquarie. Questo dovrebbe portare alla nascita di AccessCo, una società unica in cui dovrebbero essere integrate anche FiberCop e Open Fiber. La prima, di cui Tim deterrà il 58%, KKR Infrastructure il 37% e Fastweb il 4,5%, offrirà una serie di servizi d’accesso passivi alla rete secondaria in rame e fibra a tutti gli operatori del mercato.
L’ipotesi, inoltre, è che Cassa depositi e prestiti, presente con quasi il 10% anche nell’azionario Telecom Italia, arrivi poi alla maggioranza. Questo porterebbe a una maggiore digitalizzazione del Paese, obiettivo dichiarato nel Next Generation EU. Il governo Draghi dovrà poi prendere in mano la questione Aspi, per il riassetto societario di Autostrade per l’Italia. Cassa depositi e prestiti, infatti, ha chiesto più tempo per formulare una nuova offerta insieme ai fondi in cordata Blackstone e Macquarie per rilevare la maggioranza di Autostrade. L’offerta finale dovrebbe arrivare entro la fine di febbraio. All’inizio del mese il cda di Atlantia aveva già valutato la richiesta, ma uno dei nodi principali è stato quello del prezzo. Per gli azionisti di peso, infatti, la società vale tra gli 11 e i 12 miliardi, mentre secondo le indiscrezioni l’offerta di Cdm era stata fatta al ribasso.
La questione Alitalia
I dossier su Fincantieri e sulla siderurgia
Per quanto riguarda Fincantieri, l’accordo di acquisto di azioni su l’accordo di acquisto di azioni su Chantiers de l’Atlantique, firmato dallo Stato francese, da Fincantieri e Naval Group il 2 febbraio 2018, si è concluso il 31 gennaio 2021, dopo cinque proroghe. Un accordo tra Italia e Francia del 2017 prevedeva di lasciare che il gruppo italiano Fincantieri prendesse il controllo dei Chantiers de l’Atlantique di Saint-Nazaire, ceduti dal gruppo coreano in bancarotta Stx. Il progetto, però, è congelato da gennaio 2019. Infine c’è la questione dell’accordo di coinvestimento tra Invitalia e A. Mittal. A fine gennaio è arrivato il via libera da parte dell’Antitrust europeo. Tuttavia, al momento i 400 milioni con cui Invitalia dovrebbe acquisire il 50% del capitale di Am. InvestCo non sembrano essere stati ancora sbloccati. Allo stesso modo, risultano bloccate anche le norme per l’integrazione salariale alla cig dei 1.600 lavoratori dell’Ilva in amministrazione straordinaria.
Tra l’altro, a breve si aprirà la partita delle nomine relative alla governance della neweco con cui dare corpo alla produzione di acciai condiviso. Allo Stato spetta la nomina del presidente e di tre (su sei) membri del Cda. Le nomine, poi, riguarderanno anche le oltre 550 poltrone che si libereranno in società pubbliche come Cassa Depositi e Prestiti, Fs Spa, Saipem, Invimit, Sogei e del Gse (Gestore servizi energetici), a cui si aggiungono le controllate di Enel, Eni, Poste e Leonardo, Invitalia e Sport e Salute. >> Tutte le notizie di UrbanPost