Il nome di Mario Draghi come premier incaricato di formare il nuovo governo ha presto raccolto l’entusiasmo di molti. Giorno dopo giorno, nel corso della settimana passata, la quasi totalità delle forze politiche ha dichiarato il proprio appoggio all’ex presidente della Banca Centrale Europea. Una figura di “alto profilo”, che soddisfa le aspettative di tutti. Cosa succede quando, in una democrazia, la casella dell’opposizione resta (quasi) vuota? Su Opinione.it, Aldo Rocco Vitale ha messo in guardia da una così vasta maggioranza, invitando a riflettere, in prospettiva storica oltre che politica, sul significato della situazione corrente.
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Governo Draghi: la più ampia maggioranza
Se in un sistema democratico tutti – socialisti e liberali, laici e cattolici, sovranisti ed europeisti – arrivano a concordare con un’unica figura politica, qualcosa non funziona, scrive Vitale. Infatti, i sistemi in cui tutti accordano la propria fiducia a un individuo, in cui i programmi e le dialettiche politiche non sono più plurali, sono i regimi totalitari. E’ sotto la guida di Stalin o di Mao che una popolazione intera si è trovata a riporre tutte le proprie speranze per un futuro radioso.
Una politica incapace
Da un punto di vista istituzionale, il convergere di tutte le forze alla maggioranza priva il sistema di una minoranza, “con una evidente distorsione del principio democratico e della fisiologica dialettica politica di uno Stato di diritto”, scrive Vitale. La situazione emergenziale ci tenta ad essere indulgenti e a delegare il potere esecutivo a chi pare avere chances di trarci fuori dalla crisi. Ma delegare il potere politico all’ennesima figura tecnica – per quanto di “alto profilo” questa possa essere – evidenzia l’incapacità della politica, che cerca altrove le soluzioni che non ha potuto fornire. Affidando il problema al “dictator pro tempore”, scrive Vitale, la classe politica viene meno alla propria funzione.
Similmente, il meccanismo evidenzia un paradosso. Affidare a persone di competenza “maggiore” l’incarico di individuare altri “competenti”, rende questi ultimi di conseguenza “minori”. E perché allora affidare il governo a questi “minori” e non ai “maggiori” reputati in grado di indicare la retta via?
Ridimensionare l’entusiasmo
In sostanza, commissariare l’esecutivo in ogni situazione di crisi – economica o sanitaria che sia – rappresenta “la più corrosiva, drammatica e reale forma di anti-politica” secondo Vitale. La politica viene così deresponsabilizzata. Senza però che il processo venga rappresentato con una connotazione negativa, visto che tutti plaudono alla scelta di affidare il governo a un tecnico di “alto profilo”. L’entusiasmo imperante per l’esecutivo Draghi dovrebbe quindi forse essere ridimensionato, tenendo conto della storia passata, delle prospettive future e del significato che questa situazione assume in un’istituzione democratica. >> Tutte le news