Luca Attanasio è rimasto ucciso oggi in un attentato in Congo. 43 anni, originario di Saronno in Lombardia, dopo la laurea alla “Bocconi” di Milano e un master in politica internazionale, aveva iniziato la carriera diplomatica nel 2003 come segretario di legazione in prova, il primo passo nell’organico della Farnesina. Ripercorriamo brevemente la sua carriera.
Chi era Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano ucciso oggi in Congo
L’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo Luca Attanasio, rimasto ucciso in un attacco contro un convoglio delle Nazioni Unite nell’est del Paese, era nato a Saronno (Varese) il 23 maggio 1977. Dopo la laurea alla Bocconi di Milano in economia aziendale, nel 2001, ave vinto il concorso in diplomazia e nel 2003 era stato nominato Segretario di legazione in prova nella carriera diplomatica.
Confermato in ruolo dal 29 settembre 2004, era entrato nella segretaria particolare del Sottosegretario di Stato e poi nel 2006 nominato segretario commerciale a Berna, 20 marzo 2006. Nel 2010 il trasferimento a Casablanca con funzioni di console. Dopo il rientro alla Farnesina come capo Segreteria della Direzione Generale Mondializzazione e Questioni globali nel 2013, nel 2014 di nuovo in Africa come Primo segretario ad Abuja per un’assegnazione breve. Ad Abuja era tornato come consigliere nel 2015. A Kinshasa era stato nominato Incaricato d’Affari il 5 settembre 2017, e poi confermato quale incaricato d’Affari con Lettere, nel gennaio 2019.
La missione Onu per cui lavorava in Congo Luca Attanasio
Proteggere i civili e consolidare la pace nella Repubblica Democratica del Congo. E’ questo l’obiettivo della Monusco, la missione di peacekeeping delle Nazioni Unite nel Paese africano, un cui convoglio oggi è finito sotto attacco nell’est. Attacco nel quale sono rimasti uccisi l’ambasciatore italiano Luca Attanasio ed un carabiniere.
Istituita con la risoluzione 1925 del Consiglio di Sicurezza Onu, la missione è operativa dal primo luglio 2010. A dicembre del 2020, in vista della scadenza, le Nazioni Unite l’hanno prorogata di un anno, ma nel quadro di un progressivo disimpegno dal Paese. La missione conta su 17.467 operativi, di cui oltre 12mila sono truppe e quasi tremila civili. Pakistan, India e Bangladesh sono i Paesi che contribuiscono maggiormente al contingente militare. >> Le breaking news