L’entusiasmo delle riaperture del 26 aprile è durato giusto il tempo di comprendere le regole da seguire. Oltre ai tavoli da massimo quattro persone, misura già abbondantemente digerita, questa volta si aggiunge l’imposizione dell’esclusiva apertura dei locali all’aperto. Una decisione che ha fatto inalberare (non poco) i tanti imprenditori che non dispongono di dehors. E poi la questione del coprifuoco, che limita in particolare tutti i lavoratori dello spettacolo. Insomma: più che una “grande riapertura” quella a partire dal 26 aprile sembra una grande delusione.
Riaperture 26 aprile, la delusione degli imprenditori senza dehors
“Il nostro obiettivo è eliminare il coprifuoco. Farsi una passeggiata alle dieci e un quarto alla sera è una riconquista dei diritti di civiltà e di libertà su cui lavoreremo”, ha già dichiarato Matteo Salvini. La Lega, infatti, è pronta a schierarsi per le nuove battaglie che si materializzano, in particolare, nella cancellazione del coprifuoco. O per lo meno nel suo posticipo a mezzanotte. Il tutto unito all’apertura dei ristoranti che non dispongono del dehors, rimasti esclusi dalle riaperture del 26 aprile. “Riaprire solo le attività che hanno i tavolini all’esterno significa prolungare il lockdown per oltre 116mila pubblici esercizi“, ha infatti sottolineato la Federazione italiana pubblici esercizi. E non è un caso che ora molti proprietari stiano già minacciando non solo la rivolta, ma anche un drastico aumento dei prezzi per fronteggiare i mesi di lavoro perduti.
C’è poi l’ostacolo del coprifuoco: per quanto riguarda il mondo dei ristoratori, significa rinunciare alla doppia e alla tripla turnazione, un meccanismo che permetterebbe di spalmare su più orari i clienti, scongiurando anche eventuali assembramenti. Ma il coprifuoco, forse, più che altro colpisce il mondo dello spettacolo, e i cinema. Toglie infatti la possibilità di far presenziare all’ultimo spettacolo, la proiezione più importante soprattutto nel week end. Proprio per questo anche ieri c’è stato un nuovo flashmob a Roma, e per lo stesso motivo i lavoratori dello spettacolo hanno proposto una deroga: permettere di tornare a casa dopo le 22 grazie alla “giustificazione” del biglietto. Per ora, però, la richiesta sembra non essere stata nemmeno ascoltata.
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I dubbi del governo sul coprifuoco
“Con il coprifuoco le riaperture sono una boutade comunicativa, perchè se piove non lavori e non puoi lavorare all’interno. E’ una follia totale: altro che cambio di passo, qui sembra si facciano passi indietro”, ha dichiarato la leader di Fratelli D’Italia Giorgia Meloni, già sul piede di guerra. “Noi abbiamo tollerato il coprifuoco perchè eravamo responsabili, ma dopo oltre un anno non è più consentito rinchiudere la gente a casa”. Proprio di questo, ma non solo, discuterà con il Premier Mario Draghi nell’incontro di domani. E, fa sapere, lancerà anche una raccolta firme online contro il ministro della Salute Roberto Speranza.
Ma perchè il governo ha deciso di mantenere una linea così rigorista? Secondo i più duri, spostare il coprifuoco potrebbe legittimare il ritorno alla famosa movida, quella a cui sono state imputate la maggior parte delle colpe legate ai contagi fino adesso. Anche se è ferma da parecchi mesi. Prima o poi, però, è chiaro che l’allungamento del coprifuoco sarà una scelta obbligata. La volontà di temporeggiare nasce dalla necessità di aumentare il numero dei cittadini vaccinati: quando una buona parte della popolazione più anziana lo sarà, allora si pensa che la pericolosità della movida possa diminuire vertiginosamente. Probabilmente, però, bisognerà aspettare fino a giugno. E questo per tutti i locali che non dispongono di spazi all’aperto potrebbe essere l’ennesimo serio problema. >> Tutte le notizie di UrbanPost