Roberta Siragusa uccisa uccisa a Caccamo, nel Palermitano: il suo sangue è stato rinvenuto sull’auto del fidanzato Pietro Morreale, presunto killer. Una terribile novità che aggiunge un tassello importante al quadro indiziario – già pesantissimo – a carico del 19enne.
Il sangue di Roberta Siragusa nell’auto del fidanzato
Le indagini dei Ris avrebbero quindi fatto un decisivo passo avanti inchiodando il ragazzo per il quale nell’immediatezza dei fatti è stata predisposta la custodia cautelare in carcere. Pietro, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe caricato il corpo esanime della fidanzata in auto, poi se ne sarebbe sbarazzato gettandolo in un dirupo. L’ipotesi più accreditata, inoltre, è che abbia avuto un complice nella fase successiva al delitto.
Nuovi indizi contro Pietro Morreale: la relazione del Ris lo inchioda
Il feroce delitto si consumò nella notte tra il 23 e il 24 gennaio scorsi, nel campo sportivo di Caccamo. Il cadavere deturpato, sfigurato e parzialmente bruciato, venne ritrovato dai Carabinieri su indicazione del presunto assassino proprio in fondo al succitato dirupo. Ciò emergerebbe dai risultati delle indagini scientifiche effettuate dal del Ris di Messina che ha depositato la relazione sui reperti trovati nei luoghi del delitto.
Nei pressi dell’impianto sportivo di Caccamo gli inquirenti hanno ritrovato numerosi elementi che dimostrano il fatto che la povera Roberta ha perso la vita proprio lì. Tra questi in particolare pezzi di bottiglia contenente tracce di benzina. Medesime tracce trovate anche sugli indumenti della vittima. Secondo le indiscrezioni giornalistiche di queste ore, il sangue della giovane Roberta era presente nel lavandino di casa Morreale, ed anche al piano terra dell’abitazione. E E anche nella Fiat Punto utilizzata da Pietro la notte dell’omicidio, sul freno a mano i Ris avrebbero isolato tracce biologiche di Roberta. (Continua dopo la foto)
Quello di Caccamo è stato un delitto feroce, di una crudeltà inaudita. A renderlo oltremodo sconcertante il fatto che l’autore di tali violenze sia stato, secondo la Procura, un giovane 19enne. Diverse le manifestazioni di violenza fisica e verbale, a detta di numerosi amici e conoscenti dei fidanzatini, che Pietro avrebbe inferto a Roberta nei mesi precedenti l’omicidio. Lei voleva lasciarlo ma temeva di farlo per paura delle ritorsioni.
Il delitto di Caccamo: una barbarie inaudita
Già dalla prima ispezione cadaverica emerse la barbarie subita dalla giovane vittima. A testimoniarlo le parole di Giuseppe Canzone, avvocato della famiglia Siragusa: «Ci siamo trovati di fronte ad un corpo martoriato dalle ustioni, come ha scritto il gip nel provvedimento di fermo, siamo molto provati per quello che abbiamo visto». Potrebbe interessarti anche —> Roberta Siragusa «aveva paura di Pietro»: perché lui le diede un pugno, rivelazioni a Quarto Grado