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Giovanni Brusca: “Cosa Nostra è una fabbrica di morte, chiedo scusa alle famiglie”

03/06/2021 09:18

E’ ora di chiede scusa, perdono a tutti i familiari delle vittime ha cui ho creato tanto dolore e tanto dispiacere“. Nei primi secondi dell’intervista rilasciata da Giovanni Brusca cinque anni fa Zek e Arte France 5, l’ex mafioso e ora collaboratore di giustizia tenta di redimersi dalle colpe che lo hanno portato a essere una delle persone più influenti all’interno di Cosa Nostra. “Ho riflettuto e ho deciso di rilasciare questa intervista: non so dove mi porta, cosa succederà, spero solo di essere capito”.

Giovanni Brusca intervista: “Chiedo scusa alle famiglie delle vittime”

“Grazie a questa opportunità per poter chiedere scusa, perdono a tutti i familiari delle vittime a cui ho creato tanto dolore e tanto dispiacere”. Passamontagna, occhiali scuri, guanti bianchi: Giovanni Brusca non può farsi vedere nemmeno in video, figuriamoci nella vita reale. E’ troppo rischioso, e ora che è fuori dal carcere l’attenzione nei suoi confronti deve essere altissima. Perchè Cosa Nostra non è lo Stato, e non fa sconti sulla pena. A nessuno. Il periodo di libertà vigilata che lo aspetta, quindi, con gli orari controllati e il pernottamento fisso, dovrà essere eseguito in un luogo in grado di offrire sufficienti garanzie, in particolare di sicurezza. Dovrà essere un posto in cui potersi mimetizzare, senza sollevare sospetti e curiosità.

Ho cercato, in questi anni da collaboratore di giustizia, di dare il mio contributo, il più possibile. E dare un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia. Chiedo scusa principalmente a mio figlio e a mia moglie, che per causa mia hanno sofferto e stanno pagando anche indirettamente quelle che sono state le mie scelte di vita: prima da mafioso, poi da collaboratore di giustizia. Perché purtroppo nel nostro Paese chi collabora con la giustizia viene sempre denigrato, viene sempre disprezzato. Quando invece credo che sia una scelta di vita importantissima, morale, giudiziaria, ma soprattutto umana. Perché consente di mettere fine a questo, Cosa Nostra, che io chiamo una catena di morte, una fabbrica di morte, né più né meno. Un’agonia continua”, ammette di fronte alle telecamere l’uomo che ha autoconfessto di aver premuto il pulsante che ha fatto scoppiare la strage di Capaci.

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Giovanni Brusca intervista

Giovanni Brusca e la libertà vigilata

Da qualche giorno Giovanni Brusca è tornato libero, se così si può dire. Ex boss mafioso, Brusca è un uomo colpevole di aver organizzato ed effettuato anche per mano sua centinaia e centinaia di omicidi. Si parla di oltre 150 assassinii e stragi. Una persona che, per vendetta, ha fatto prima strangolare e poi sciogliere nell’acido un bambino di soli 12 anni.

La sua detenzione è durata 25 anni, poi grazie alla legge sul fine pena e alla collaborazione con la giustizia ora dovrà affrontare 4 anni di regime di sorveglianza speciale con obbligo di firma settimanale e divieto di spostarsi senza il permesso del servizio centrale di protezione. Brusca, infatti, è ancora un collaboratore di giustizia che presenzia e testimonia in decine di processi. >> Tutte le notizie di UrbanPost

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