La pandemia ha stravolto le nostre abitudini: dalle relazioni interpersonali ai comportamenti in fase d’acquisto fino al lavoro. In questo nuovo contesto, in cui bisogna ridurre al massimo i contatti non necessari, si è diffuso lo smart working, una modalità di lavoro che ha pregi ma anche difetti.
Da un lato c’è la comodità di lavorare da casa, riducendo i costi relativi al carburante dell’auto ed al parcheggio e lo stress collegato al traffico. D’altro lato c’è però da considerare che, lavorando tra le 4 mura domestiche, non ci sono orari stabiliti. Capita quindi che i lavoratori in smart working possono restare anche 10 ore, se non di più, davanti al pc.
Questa condizione ha creato un altro problema per certi versi paradossale. Il fatto di non recarsi in ufficio e lavorare comodamente da casa ha un po’ snaturato il concetto tradizionale di lavoro. In questo modo infatti non ci si “sporca” le mani, quindi il lavoro prodotto non è immediatamente tangibile.
È quindi esplosa la voglia di abbigliamento da lavoro, applicato anche in un contesto urbano. Sono così emersi diversi brand di workwear, tra i quali si distingue Carhartt WIP. L’azienda, sempre sulla cresta dell’onda, ha retto bene all’urto della crescente richiesta proprio perché produce abiti da lavoro da decenni, senza seguire mode o tendenze. Puoi visitare il Carhartt shop su Urban Jungle per avere un’idea delle proposte del brand.
Carhartt WIP, la risposta al fast fashion
Le persone vogliono quindi indossare abiti da lavoro a casa, in ufficio o per la strada per sentirsi parte di una comunità che produce e che quindi è utile alla società. Ci sono però tanti altri motivi che hanno spinto i lavoratori a scegliere Carhartt per realizzare i propri outfit.
Il Covid-19 ha cambiato le prospettive e soprattutto ha introdotto nuovi argomenti, molto sentiti dall’opinione pubblica. Inclusività, sostegno delle persone più deboli ed ecosostenibilità sono i nuovi temi che smuovono le coscienze.
Il fast fashion, cioè il consumo quasi ossessivo che “mangia” sempre di più il pianeta, è stato quindi accantonato per fare spazio ad una produzione “green” ed eco compatibile. I capi Carhartt WIP guardano proprio in questa direzione, senza rinunciare al comfort ed al design per uno stile originale da sfoggiare in ogni occasione, anche nei contesti urbani o informali.
La forza di Carhartt WIP è di essere rimasto sempre fedele ai suoi ideali, senza seguire mode e tendenze. Ovviamente la produzione si è adeguata alle nuove necessità dei lavoratori, ma senza tradire mai la sua filosofia.
Workwear, cosa ne pensano gli esperti del settore?
Lo stile workwear, cioè un look operaio che piace tanto ai giovani quanto agli uomini d’affari, è stato sdoganato ormai nelle strade. Come nasce questa tendenza?
Amy Hellebuyck, responsabile delle Pubbliche Relazioni di Carhartt, ritiene che le persone apprezzano il workwear perché si adatta ad ogni esigenza ed è funzionale nelle situazioni di lavoro, ma anche al di fuori di esse. La gente indossando questi abiti dice basta al consumismo sfrenato, ponendo le basi per salvaguardare, preservare il pianeta e darlo in eredità alle future generazioni in buona salute. Inoltre lo stile workwear, anche se può subire contaminazioni da altri stili, mantiene il suo carattere identitario che personalizza ogni outfit. In particolare Carhartt è rimasto autentico per 130 anni e nelle sue campagne pubblicitarie non utilizza modelli, ma lavoratori che indossano realmente gli abiti proposti.
Sulla stessa lunghezza d’onda Claudia Sternberg, Marketing Executive di Cat Footwear. Secondo lei i capi workwer sono duraturi nel tempo e, consumandosi, richiamano quell’idea un po’ nostalgico del vecchio lavoro manuale ed artigianale. Assumono così un fascino senza tempo che non ha nulla a che vedere con il freddo “usa e getta” che, oltre a provocare un inutile spreco di materiali e risorse, risulta anonimo e spersonalizza ogni stile.