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Monti, la verità sullo scontro con Angela Merkel: «Non aveva capito la crisi dell’eurozona»

27/09/2021 17:15 - Aggiornamento 27/09/2021 17:26

Nel giorno dell’esito delle elezioni in Germania è uscita su «Il Corriere della Sera» l’intervista a Mario Monti, che ha tracciato un profilo della cancelliera uscente Angela Merkel, alla guida del Paese da ben 16 anni. Tra aneddoti e curiosità l’ex presidente del Consiglio ha rimarcato a Federico Fubini l’incertezza della “ragazza di Kohl” sulla crisi dell’eurozona. Un periodo amaro per i paesi mediterranei dell’Unione, come ha ricordato Monti, allora alla guida di un governo tecnico.

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Mario Monti, retroscena su Angela Merkel e la crisi dell’eurozona: tra i due ci fu un vero scontro

«Appena il governo da me presieduto ottenne la fiducia, giunse una richiesta di una telefonata a tre, con Sarkozy e Merkel. Volevano farmi gli auguri. Merkel fu simpatica e disse: “Mario, Nicolas e io siamo contenti, anche perché tu le questioni economiche le conosci meglio di noi, forse ci puoi aiutare a trovare qualche soluzione”. Da quella conversazione nacque l’incontro a tre che poi avemmo a Strasburgo, il 24 novembre 2011», ha ricordato il professor Monti. «Fu un primo contatto, ma prendemmo già una piccola decisione. La chiamai la dottrina del silenzio simmetrico: sarebbe stato bene che la Francia smettesse di chiedere la riduzione dei tassi e la Germania smettesse di dire no. Ci impegnammo tutti a rispettare l’indipendenza della Banca centrale europea», ha proseguito l’ex presidente del consiglio.

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«Diceva: Mario, siamo convinti di quel che fai ma i mercati hanno bisogno di tempo»

Monti ha avuto un duro scontro con la cancelliera: «Fu il punto di arrivo di una pressione che durava da mesi. Era chiaro che, per essere risolta, la crisi dell’eurozona aveva bisogno di interventi a due livelli. Nei paesi interessati, attraverso le riforme strutturali e il contenimento del disavanzo. Che nel caso dell’Italia era stato inasprito perché nella sua lettera del agosto del 2011 la Bce non solo aveva dettato le singole misure, ma aveva chiesto di anticipare di un anno il pareggio. Nella primavera del 2012 l’Italia aveva fatto la sua parte, tanto che Merkel e Schäuble elogiavano la nostra azione». Difatti al secondo livello «servivano interventi sulla governance dell’eurozona, che fino ad allora era embrionale e accentuava gli squilibri sui mercati. Mancava non solo qualunque nozione di bilancio comune, ma anche il ruolo di stabilizzazione della Bce. C’era un premio di rischio dovuto al carattere incompiuto dell’area euro, che pesava sui Paesi dal debito più alto».

La Merkel, a detta di Monti, aveva preso sottogamba la situazione: «Diceva: Mario, siamo convinti di quel che fai ma i mercati hanno bisogno di tempo. Io rispondevo che il tempo non c’era. Una volta a un Consiglio europeo le dissi: se continuiamo così la prossima volta tu a questo tavolo non avrai me e Grilli, ma Grillo. Era necessario che anche la politica monetaria facesse la sua parte».

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Mario Monti Merkel: la verità sulla querelle a distanza di anni

«Il momento choc per lei fu verso le sette di sera del 28 giugno 2012, alla fine del Consiglio europeo a 28. Stavamo approvando l’ennesimo “patto per la crescita”. Il presidente Herman van Rompuy stava per dichiarare chiuso il Consiglio. Chiesi allora la parola e dissi: devo esprimere il veto dell’Italia perché se il Consiglio esce solo con questo annuncio e non dice niente sulla stabilizzazione degli spread, domani sarà un disastro nei mercati. Non tolgo il veto, finché ci sarà stato un risultato sulla stabilizzazione», ha confessato Monti. Per la prima volta la cancelliera intravide ciò che temeva: un possibile asse tra Roma e Parigi. «Rajoy aggiunse il veto della Spagna. E François Hollande dette un colpo alla Merkel. Disse: la Francia non pone veti, ma condivido quel che ha detto Mario. Lei era spiazzata. Disse che non si poteva fare così, che doveva tornare a Berlino perché la mattina dopo aveva il voto al Bundestag sul fiscal compact. Era un giovedì sera. Le risposi pacatamente che avevamo tempo fino a tutta domenica. Lei poteva andare, l’avremmo aspettata al suo ritorno il venerdì sera. Non credo che fosse abituata ad una cortese fermezza di questo tipo. Sembrava veramente scossa. Ma per l’Italia, e per l’intera eurozona, si trattava di una questione di estrema gravità», ha spiegato Monti. «Non a caso da quel giorno si è avvicinata di più a Cameron. Poi la mattina dopo poi, quando i siti dei giornali tedeschi dissero che quella era la prima sconfitta della Germania a Bruxelles, lei era furiosa», ha ricordato.

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«Alla Merkel vanno riconosciute grandi qualità. La sua grande serietà e il senso della politica come impegno»

Nel corso della chiacchierata con Fubini Monti ha tessuto però anche le lodi della cancelliera: «Alla Merkel vanno riconosciute grandi qualità. La sua grande serietà e il senso della politica come impegno, oltre alla grande volontà e capacità di impossessarsi dei contenuti che si discutono, ne fanno una personalità affidabile, in un modo credo raro tra i politici di quel livello. E se è affidabile il leader del paese più forte, aiuta moltissimo», ha detto l’ex premier. Leggi anche l’articolo —> Elezioni in Germania: Spd ha vinto col 25,7%, ma Cdu non molla
 

 

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