Draghi dimissioni – Per Alessandro Sallusti il governo (politicamente parlando) avrebbe «le ore contate». Su «Libero Quotidiano» il direttore ha pubblicato un lungo editoriale in cui ha spiegato che a Palazzo Chigi tira un’aria di crisi. Prevedibile, tenendo conto che siamo nel rush finale del semestre bianco. “I ben informati sostengono che il premier stia per perdere la pazienza tante sono le interferenze dei partiti nell’attività del governo che, infatti, sta rallentando la sua azione propulsiva su alcuni dei dossier economici più delicati e importanti”, ha esordito il giornalista. “Nessuno per ora esce allo scoperto e questo significa che Draghi non ha esaurito il suo enorme ascendente e per il momento la situazione resta sotto il suo controllo. Ma alla lunga le cose potrebbero cambiare (…). Lo spartiacque sarà a gennaio, che in politica è domani, quando si saprà se ci saranno le condizioni per eleggere Draghi al Quirinale”, ha proseguito il giornalista.
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“Per Draghi a Palazzo Chigi è finita”, retroscena di Sallusti. La frase rubata di Giorgetti
Draghi verso le dimissioni? Dopo il retroscena caldo di “Dagospia”, rilanciato da diversi siti, tanti si chiedono se l’ex numero uno dell’Eurotower abbia seriamente deciso di farsi da parte. Se così fosse lascerebbe a metà quanto ha cominciato lo scorso 13 febbraio. “Vedremo al momento giusto se il tutto accadrà per morte della legislatura e quindi ci sarà il ritorno al voto anticipato o attraverso qualche strana alchimia tipo i giochi di prestigio che abbiamo visto negli ultimi quattro anni. Ma se così non fosse, se cioè Draghi per scelta o per mancanza di alternativa dovesse rimanere premier allora dimentichiamoci la pace politica, che al netto di qualche scaramuccia più ad uso mediatico che di sostanza abbiamo visto dal suo insediamento a Palazzo Chigi fino ad oggi. Draghi si troverebbe infatti a governare un anno nel pieno di una feroce e lunga campagna elettorale (elezioni alla scadenza naturale del marzo 2022) senza avere un suo esercito parlamentare schierato a protezione e in balìa delle risse e degli sgambetti tra i leader dei vari partiti”, ha evidenziato Sallusti nel suo articolo uscito su «Libero Quotidiano».
Draghi verso le dimissioni? La partita per il Quirinale
“Anche il migliore dei generali, e lui lo è, non può farcela a resistere senza truppe per un periodo così lungo, periodo nel quale, almeno ci auguriamo, sarà finita l’emergenza Covid che in fondo è il vero spauracchio che ha messo a cuccia i partiti”, le conclusioni amare del direttore de «Il Giornale». Ed è di queste ore un altro interessante retroscena uscito su «Il Corriere della Sera», che affossa la possibilità che Mario Draghi vada al Colle. Ieri, durante la conferenza stampa per illustrare la manovra fiscale 2022 nessun giornalista ha osato rivolgergli una domanda sul Quirinale. Del resto lo stesso economista ogni qual volta si tocca l’argomento diventa teso come una corda di violino. Che, in filigrana, significa che è tutt’altro che insensibile all’argomento. «Io al Quirinale? È abbastanza offensivo nei confronti del Presidente della Repubblica in carica cominciare a pensare in questo modo. Non sono la persona giusta a cui fare questa domanda, le persone giuste sono in Parlamento. È il Parlamento che decide della vita, dell’orizzonte, dell’efficacia di questo governo. Se il governo diventasse non efficace perderebbe la sua ragione di esistere», aveva detto qualche tempo, apparendo alquanto seccato.
“Al momento l’elezione di Draghi al Quirinale ha più oppositori che fautori. Soprattutto a sinistra”
Ma la tensione tra i partiti della maggioranza è altissima e sul nuovo presidente della Repubblica si sta giocando una logorante guerra. Uno scontro dietro le quinte. E l’affossamento del Ddl Zan non può non essere letta come una prova generale per il quarto scrutinio per il Quirinale. Tra i tanti convinti di questo Pierluigi Bersani, che ha detto: «È tempo che il campo progressista prenda piena coscienza della situazione». Uno scenario che sembrerebbe aprire una finestra su Silvio Berlusconi, che sarebbe cullato da tempo dal sogno di diventare capo di Stato. Le quotazioni dell’attuale premier in discesa dunque? “Al momento l’elezione di Draghi al Quirinale ha più oppositori che fautori. Soprattutto a sinistra”, la rivelazione di Giancarlo Giorgetti ad un amico. Una frase che fa capire i malumori di Pd e M5s soprattutto. C’è da uniformarsi quindi anche nel centrosinistra. La partita è aperta, quale sarà il post Mattarella? Leggi anche l’articolo —> Draghi ai giovani: «A voi il compito di trasformare l’Italia. Con un pizzico di incoscienza»