Putin avrebbe voluto Mario Draghi come mediatore, questa l’indiscrezione “bomba” sganciata da «Dagospia» nel suo ultimo report. Ma facciamo un passo indietro. È oggi il giorno del secondo giro di negoziati tra Mosca e Kiev: i colloqui si terranno grossomodo intorno alle ore 13 nella regione bielorussa di Brest, al confine con la Polonia. La delegazione ucraina ha già annunciato che non accetterà alcun ultimatum da parte della Russia. Lo zar però non vuole saperne: “Fermare la guerra ‘a scatola vuota’ vuol dire impantanarsi o, peggio, indietreggiare. Risparmiare vite umane non è una priorità per Mosca: vuole la testa di Zelensky, del suo governo e dei vertici militari filo-occidentali che stanno sfilando l’Ucraina dall’orbita di Mosca”, spiega D’Agostino.
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Negoziati, Putin “voleva Draghi come mediatore”: il retroscena spiazzante di “Dagospia”
Sempre secondo «Dagospia» Putin, di fronte a numerosi aspiranti mediatori tra la Russia e l’Ucraina, avrebbe desiderato il premier italiano. Il motivo? Presto detto: Mario Draghi non è un politico e ha un indiscusso prestigio internazionale. Anche la Cina si è proposta di mediare tra Mosca e Kiev. “Ma se gli ucraini hanno detto sì, Putin ha nicchiato. Non vuole un paese più strutturato e potente del suo a gestire la mediazione”, riferisce «Dagospia». Non solo il Paese del Sol Levante, pure Israele si era offerta di sedersi al tavolo per far trovare alle due parti un accordo nel più breve tempo possibile. Israele anche però è stato “rintuzzato” da Mosca: “Zelensky è ebreo e Tel Aviv non sarebbe stata insensibile al dettaglio. L’ipotesi Vaticano, con il Segretario di Stato Parolin in prima linea a mediare, non dispiaceva ai due schieramenti ma la Chiesa ortodossa russa, molto vicina a Putin, ha frenato sul coinvolgimento della Santa Sede”.
Perché l’«affare» sarebbe sfumato
Anche l’Occidente si era esposto: “L’Unione europea, dopo le sanzioni e le prese di posizione dei suoi leader contro Putin, non è più considerata equidistante”. Putin avrebbe voluto soltanto l’ex numero uno della Bce: al Cremlino non sarebbe dispiaciuto infatti avere Draghi come interlocutore, proprio perché è un tecnico, non un politico. Del resto, come scrive sempre «Dagospia» “Mariopio era atteso a Mosca per un incontro diplomatico. Ma le resistenze americane e la ritrosia di Draghi a sobbarcarsi un ruolo così delicato, hanno fatto sfumare l’ipotesi”. Ad aver mandato a gambe all’aria l’affare dunque sarebbero stati due fattori: l’intervento degli Usa e il timore di Draghi di farsi carico di un ruolo tanto delicato. Ci ripenserà Super Mario? Leggi anche l’articolo —> Oligarchi contro Putin? L’analisi di Davide Serra: “Alcuni veri gangster, il terrore delle torture”