Un nuovo studio getta luce sui rischi legati alla salute per quanto riguarda le sigarette elettroniche, che potrebbero aumentare la possibilità di sviluppare problemi di una certa rilevanza. Non è, in realtà, la prima volta che si parla dei probabili rischi per la salute fumando le sigarette elettroniche: in passato persino l’Organizzazione mondiale della sanità si era espressa, sottolineandone i pericoli: “Hanno effetti nefasti sulla salute”, diceva nel dicembre 2023 il responsabile della promozione alla salute dell’OMS, Rudiger Krech. Ora, vediamo cosa dice il nuovo studio scientifico.
Le sigarette elettroniche non sono “innocue”
Alcuni Paesi ne hanno addirittura vietato la vendita e l’acquisto, almeno per quanto riguarda quelle usa e getta. Vediamo, dunque, in cosa consiste l’ultimo allarme intorno alle e-cigs, lanciato negli Stati Uniti attraverso un nuovo studio effettuato dalla American College of Cardiology, presentato in occasione dell’incontro annuale dei cardiologi statunitensi. Il report è stato stilato da gruppo di ricerca guidato dagli esperti della MedStar Health, un’organizzazione senza scopi di lucro con sede a Baltimora. Lo studio indica che “svapare”, come di dice in gergo, può danneggiare anche il cuore e aumentare il rischio di insufficienza cardiaca del 19 percento. L’insufficienza cardiaca o scompenso cardiaco è una condizione per cui il cuore non riesce a pompare sangue in quantità sufficiente da soddisfare le esigenze dell’organismo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il metodo della ricerca
Come si legge sul Corriere della sera del 3 aprile 2024, i ricercatori – coordinati dal professor Yakubu Bene-Alhasan, membro dell’organizzazione e docente presso la prestigiosa Scuola di Medicina T.H. Chan dell’Università di Harvard – sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati delle cartelle cliniche di cittadini USA coinvolti nello studio “All of Us”, gestito direttamente dal National Institutes of Health (NIH). Hanno, dunque, condotto un’indagine osservazionale prospettica per verificare l’insorgenza dello scompenso cardiaco tra chi utilizzava sigarette elettroniche e chi no, tenendo in considerazione fattori di rischio come genere, malattie cardiache pregresse, uso presente o passato di alcol, tabacco e altre sostanze, età e altri fattori demografici e socioeconomici. In tutto sono stati analizzati i dati di oltre 175.000 partecipanti, con un’età media di 52 e in maggioranza donne, ovvero il 60,5 percento del totale. (Continua a leggere dopo la foto)
L’esito della ricerca
Incrociando tutti i dati è emerso che, durante il periodo di follow-up di 45 mesi, in oltre 3.200 hanno sviluppato lo scompenso cardiaco: chi svapava aveva un rischio, come detto, del 19 percento superiore di sviluppare insufficienza cardiaca rispetto a chi non lo faceva. Più nello specifico, è stata trovata un’associazione statistica con lo scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata o HfpEF, che rappresenta circa il 50 percento dei casi di insufficienza cardiaca. È caratterizzato da una condizione in cui “il muscolo cardiaco diventa rigido e non si riempie adeguatamente di sangue tra le contrazioni”. L’ampiezza del campione osservato, e i dati dettagliati sulle sostanze utilizzate unite alle informazioni sanitarie, rendono questa ricerca uno studio fra i più completi in tale delicatissimo ambito. (Continua a leggere dopo la foto)
Gli altri rischi
Sono già numerosi gli studi che hanno evidenziato la presenza di sostanze potenzialmente dannose per l’organismo all’interno del vapore generato dalle sigarette elettroniche: il glicole propilenico, utilizzato nei fumogeni impiegati nel mondo dello spettacolo, ad esempio, è una sostanza teoricamente sicura, ma l’inalazione prolungata può portare ad irritazione delle vie aeree e tosse. Inoltre il riscaldamento del glicole propilenico e della glicerina genera due sostanze (formaldeide e acetaldeide) che sono potenzialmente cancerogene a dosi elevate. Anche i liquidi utilizzati per aromatizzare sono tutt’altro che innocui: il diacetile, ad esempio, è direttamente associato alla manifestazione di bronchiolite obliterante, se inalato per lunghi periodi.