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La storia del colletto della camicia: dall’Italiano al button-down

15/11/2025 15:15 - Aggiornamento 19/11/2025 15:19

Il colletto non è un semplice dettaglio di una camicia, ma il suo cuore stilistico. Da secoli, la forma e la struttura del colletto definiscono il carattere di un capo, ne determinano la formalità e raccontano l’evoluzione del gusto maschile. È proprio attraverso la sua silhouette che una camicia può trasformarsi da rigorosa a disinvolta, da classica a contemporanea. Comprendere la storia e le sfumature dei vari tipi di colletto significa leggere la moda maschile con occhi diversi, scoprendo come tradizione e innovazione convivano nel guardaroba di ogni uomo.

Il colletto italiano: eleganza e proporzioni perfette

Il colletto italiano è considerato il simbolo dell’eleganza sartoriale. Le sue origini risalgono agli anni ’30, quando i maestri camiciai italiani iniziarono a sviluppare un modello che si distinguesse per equilibrio e raffinatezza. Le punte sono generalmente aperte, ma non troppo: un angolo di circa 90 gradi che lascia intravedere la cravatta senza esagerazioni.

Questa tipologia si adatta perfettamente ai volti regolari e ai completi più formali, ma la sua versatilità è perfetta anche per camicie da uomo dai look più moderni e non scontati. È il colletto ideale per chi desidera coniugare sobrietà e personalità. Non a caso, molte camicie uomo confezionate in Italia lo adottano come standard, segno distintivo di una cultura del vestire che mette al centro l’armonia delle proporzioni.

Il tessuto gioca un ruolo fondamentale: un cotone compatto o un popeline lucido valorizzano la struttura, mentre un lino o un oxford morbido ne attenuano la rigidità, rendendolo adatto anche a contesti più rilassati.

Il colletto francese: rigore e simmetria

Nato quasi in contrapposizione al modello italiano, il colletto francese si caratterizza per punte più corte e una maggiore apertura. È un colletto deciso, geometrico, pensato per incorniciare il nodo della cravatta con precisione. L’effetto complessivo è quello di una linea pulita, simmetrica, quasi architettonica.

Il suo successo internazionale si deve anche al gusto parigino per il rigore e la misura, che negli anni ha influenzato l’eleganza maschile d’Europa. Questo colletto si abbina perfettamente ai completi scuri e ai tessuti lisci, risultando ideale per chi predilige un’immagine impeccabile e professionale.

Il colletto francese richiede tuttavia una certa attenzione: la sua apertura ampia tende a valorizzare i volti sottili, mentre può risultare meno adatto a chi ha lineamenti più rotondi. È un modello che comunica autorità, ma anche discrezione, qualità apprezzate nel contesto aziendale e cerimoniale.

Il colletto button-down: la rivoluzione dello stile casual

Se il colletto italiano e quello francese rappresentano la tradizione formale, il button-down è l’emblema della libertà. Nato negli Stati Uniti all’inizio del Novecento, il suo nome deriva dai piccoli bottoni che fissano le punte al corpo della camicia. Fu ideato per motivi pratici: i giocatori di polo inglesi lamentavano che, durante le partite, il vento sollevasse le punte del colletto; da qui l’intuizione di ancorarle con un bottone.

Negli anni ’50 e ’60, grazie all’influenza dei college americani e di marchi come Brooks Brothers, il button-down divenne un simbolo dello stile preppy. Più rilassato, ma non trascurato, unisce comfort e ordine in un equilibrio che oggi resta attualissimo. Può essere indossato senza cravatta, con maniche arrotolate e pantaloni chino, oppure sotto una giacca destrutturata per un’eleganza informale.

È uno dei pochi modelli capaci di attraversare i decenni senza perdere fascino: perfetto per chi vuole vestire con naturalezza, ma con un tocco di distinzione.

Il colletto coreano: la modernità della semplicità

Tra le varianti più recenti e minimaliste, il colletto coreano rappresenta una svolta nella concezione della camicia. Privo delle punte tradizionali, si presenta come una fascia sottile che circonda il collo, chiudendosi con un bottone singolo. La sua estetica è asciutta, essenziale, adatta a chi predilige linee pulite e un abbigliamento contemporaneo.

Diffusosi negli anni ’90 e rilanciato dalle passerelle asiatiche e europee, il colletto coreano si colloca a metà tra la camicia e la casacca, reinterpretando il concetto stesso di formalità. È una scelta che comunica equilibrio e sobrietà, ideale per ambienti creativi o per chi ama distinguersi senza ricorrere a eccessi.

Oggi è sempre più presente anche nelle collezioni di brand occidentali, spesso realizzato in lino o in cotone leggero, pensato per le stagioni calde. Si tratta di un modello che riflette la tendenza verso un’eleganza più disinvolta e cosmopolita.

Il colletto club: il fascino retrò del dandismo inglese

Meno diffuso ma di grande fascino, il colletto club — chiamato anche colletto rotondo — nasce nelle scuole britanniche del XIX secolo, dove il dress code imponeva uniformi rigorose. Le sue punte arrotondate e accorciate trasmettono un’eleganza d’altri tempi, richiamando il gusto per la cura sartoriale e i dettagli raffinati.

Negli anni ’20 e ’30 divenne il simbolo di un certo dandismo urbano, indossato da banchieri e giovani professionisti londinesi. Oggi il suo fascino vintage lo rende una scelta di nicchia, ma perfetta per chi vuole evocare un’eleganza discreta e ricercata.

Il colletto club si abbina bene con cravatte sottili o papillon, completando look dal sapore rétro ma perfettamente adattabili alla moda contemporanea. La sua forma morbida ammorbidisce anche i tratti del viso, rendendolo sorprendentemente attuale in un contesto dove il gusto per il classico sta tornando protagonista.

Il colletto alla coreana nella sartoria italiana contemporanea

Negli ultimi anni, la sartoria italiana ha riscoperto il colletto alla coreana, reinterpretandolo con materiali pregiati e finiture sartoriali. Il risultato è un capo ibrido che unisce l’essenzialità orientale alla tradizione artigianale italiana. Le maison più attente al dettaglio lo propongono in lino lavato, popeline o cotone egiziano, pensato per chi desidera un’alternativa raffinata alla camicia classica.

Questo modello, pur privo di punte e cravatta, si adatta bene anche a blazer leggeri o giacche destrutturate, conferendo un’eleganza silenziosa ma autorevole. È la dimostrazione di come la moda contemporanea sappia reinventare elementi del passato per adattarli a un nuovo contesto estetico e culturale.

La capacità del colletto di evolversi nel tempo e di adattarsi alle esigenze dell’uomo moderno rappresenta uno degli aspetti più interessanti della storia della camicia, un capo che continua a reinventarsi pur mantenendo la sua identità originaria.

Il colletto come linguaggio di stile

Ogni colletto racconta qualcosa di chi lo indossa. La differenza tra un modello e l’altro non è solo estetica, ma comunicativa: un colletto ampio suggerisce apertura e dinamismo, uno chiuso e rigido trasmette rigore e disciplina. È per questo che la scelta non può essere casuale, ma deve rispecchiare la personalità e il contesto.

Nel corso del tempo, i colletti hanno seguito le trasformazioni sociali e culturali, passando da simboli di status a strumenti di espressione individuale. Oggi convivono modelli di ogni epoca, dai classici button-down alle versioni destrutturate e moderne, a dimostrazione della libertà stilistica che caratterizza il vestire maschile contemporaneo.

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