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Inno di Mameli, Meloni urla il “sì” con gli alpini nonostante il divieto: il video

23/12/2025 17:30 - Aggiornamento 23/12/2025 17:41

Il “sì” finale dell’Inno di Mameli era stato tolto. Almeno sulla carta. E invece, davanti agli alpini, Giorgia Meloni lo ha urlato lo stesso. Il risultato è un corto circuito politico e simbolico che in poche ore ha fatto il giro dei social.

La scena si è svolta a Palazzo Chigi, durante la cerimonia di auguri natalizi con l’Associazione nazionale alpini di Roma. Proprio nel giorno in cui il nuovo indirizzo ufficiale sul Canto degli italiani entrava definitivamente nel dibattito pubblico, la presidente del Consiglio ha smentito nei fatti il decreto proposto dal suo stesso governo.

Il decreto sull’Inno di Mameli: cosa prevede

Il provvedimento, firmato dal presidente della Repubblica Mattarella su proposta della premier Meloni, è stato emanato nei primi mesi del 2025 e pubblicato successivamente in Gazzetta Ufficiale.

La modifica riguarda l’esecuzione cantata dell’Inno di Mameli nelle cerimonie istituzionali e militari. In particolare, una comunicazione dello Stato Maggiore della Difesa chiarisce che, a partire dal 2 dicembre 2025, durante eventi ufficiali non deve essere pronunciato il “sì” finale.

Una scelta presentata come filologica e musicale, legata alla struttura originale del brano, ma che ha avuto un forte impatto simbolico e politico, generando critiche e polemiche già prima della sua entrata in vigore.

Il momento clou: Meloni urla il “sì” davanti agli alpini

A distanza di poche settimane dall’entrata in vigore dell’indicazione, l’Associazione nazionale alpini di Roma si esibisce a Palazzo Chigi per aprire la cerimonia di auguri ai dipendenti della Presidenza del Consiglio.

L’inno – come si può vedere nel video sottostante – viene cantato nella sua versione completa. Al termine, la presidente del Consiglio partecipa attivamente e conclude l’esecuzione urlando il “sì” finale, proprio quello che il decreto — proposto dal suo governo — invitava a non pronunciare.

Un gesto simbolico che pesa più del decreto

Al di là dell’aspetto formale, il gesto assume un valore politico evidente. La leader che aveva sostenuto la necessità di una versione “corretta” dell’inno, si schiera di fatto con la versione popolare e identitaria, quella cantata a squarciagola nelle piazze, negli stadi e nelle adunate.

Per molti osservatori, il messaggio è chiaro: tra il rispetto rigoroso delle regole istituzionali e il consenso emotivo, Meloni sceglie il secondo. Una scelta che rafforza il legame con una parte del suo elettorato, ma che espone il governo a critiche sulla credibilità delle proprie decisioni.

Il discorso ai dipendenti di Palazzo Chigi

Dopo l’inno, la premier ha rivolto un messaggio diretto ai dipendenti della Presidenza del Consiglio, ringraziandoli per il lavoro svolto e sottolineando il senso di appartenenza.

Con il suo consueto tono ironico, Meloni ha definito l’anno appena trascorso “tosto” e ha aggiunto che quello successivo sarà “ancora più impegnativo”, invitando tutti a riposarsi durante le feste per affrontare le sfide future.

Il bis politico a Montecitorio

La giornata si è poi conclusa con un secondo brindisi, questa volta con deputati e senatori di Fratelli d’Italia a Montecitorio. Presente anche Arianna Meloni, responsabile della segreteria politica del partito.

Il presidente del Senato Ignazio La Russa è passato per un breve saluto, lasciando l’evento prima dell’arrivo della premier.

Il paradosso che resta

Il caso del “sì” dell’Inno di Mameli resta emblematico. Un decreto formale, una linea istituzionale tracciata, e poi un gesto pubblico che va in direzione opposta.

In un Paese dove i simboli contano quanto — se non più — delle norme scritte, l’urlo finale di Meloni dice molto più di qualsiasi comunicato ufficiale.

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