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Burro dei supermercati: il test degli esperti boccia una marca famosa

24/12/2025 14:58

Burro dei supermercati: il test degli esperti boccia una marca famosa

Quando si parla di burro, molti consumatori si affidano istintivamente ai marchi più noti sugli scaffali dei supermercati, convinti che prezzo e fama siano sinonimo di qualità. In realtà, un’analisi approfondita condotta dagli esperti dimostra che non è sempre così. A rivelarlo è una ricerca realizzata nel 2020, ma che resta ancora oggi estremamente attuale per comprendere cosa portiamo davvero in tavola.

Lo studio, condotto da Il Salvagente su diversi burri venduti nella grande distribuzione, ha messo a confronto prodotti molto diffusi nelle famiglie italiane, analizzandone composizione, qualità igienica e caratteristiche sensoriali. I risultati, per certi versi sorprendenti, mostrano un quadro nel complesso rassicurante, ma con alcune eccezioni importanti che meritano attenzione.

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Un’analisi su 15 burri da supermercato

La ricerca ha preso in esame 15 burri, in gran parte di origine italiana, comunemente acquistabili nei supermercati e nei discount. L’obiettivo era valutare non solo il gusto e l’aspetto del prodotto, ma anche parametri legati alla sicurezza alimentare e alla qualità del processo produttivo.

Nel dettaglio, i campioni sono stati sottoposti a:

– analisi microbiologiche per individuare la presenza di lieviti e batteri;
– controlli chimici per verificare eventuali contaminazioni indesiderate;
– prove organolettiche, affidate a un gruppo di giudici esperti, per valutare odore, consistenza e sapore.

Cosa è emerso dai test

I risultati complessivi sono stati definiti dagli esperti generalmente positivi: la maggior parte dei burri analizzati ha superato le prove senza criticità gravi. Non sono state riscontrate tracce di metalli pesanti, pesticidi o idrocarburi policiclici aromatici, elementi che avrebbero rappresentato un rischio concreto per la salute.

Tuttavia, in alcuni campioni è stata rilevata la presenza di lieviti e coliformi, un segnale che indica possibili carenze nei protocolli igienici adottati durante la produzione o il confezionamento. Secondo gli specialisti, non si tratta di una contaminazione allarmante, ma di un campanello d’allarme che non va ignorato.

Il parere degli esperti sulla sicurezza

Gli analisti coinvolti nello studio hanno sottolineato come la presenza di microrganismi, pur entro limiti non pericolosi, debba spingere le aziende a un maggiore rigore nei controlli. Anche un singolo lotto non conforme può infatti compromettere la fiducia dei consumatori.

La ricerca evidenzia inoltre un problema spesso trascurato: la scarsità di informazioni in etichetta. A differenza di altri prodotti alimentari, come l’olio extravergine d’oliva, il burro riporta indicazioni minime, rendendo difficile per il consumatore effettuare una scelta davvero consapevole.

I burri promossi e quelli bocciati

Tenendo conto di tutti i parametri analizzati – qualità sensoriale, igiene, acidità e umidità – alcuni burri si sono distinti positivamente, offrendo buone prestazioni a costi contenuti. Altri, invece, hanno ottenuto valutazioni solo sufficienti.

La vera sorpresa riguarda però un marchio molto famoso, tra i più riconoscibili nei supermercati italiani, che si è posizionato tra i peggiori del test. Nonostante il prezzo più alto rispetto alla media, il prodotto ha mostrato criticità sia dal punto di vista microbiologico sia per quanto riguarda la resa complessiva dopo diversi lavaggi di prova e utilizzi ripetuti.

Proprio per questo motivo, gli esperti hanno sconsigliato fortemente l’acquisto di questo burro, invitando i consumatori a non lasciarsi guidare esclusivamente dal nome sull’etichetta.

Quali sono i burri migliori e quelli più criticati dal test? La valutazione complessiva ha tenuto conto di diversi fattori: analisi organolettica, acidità, umidità del prodotto e presenza o assenza di lieviti e muffe. In base a questi parametri, il burro formato casalingo Campo dei Fiori si è posizionato al primo posto della classifica, risultando il prodotto più equilibrato sotto il profilo qualitativo.

Al secondo posto si colloca la Latteria Burro, commercializzata da Lidl, mentre la terza posizione è occupata dal Burro Selezione Biraghi, giudicato complessivamente affidabile.

Nella parte bassa della classifica emergono invece alcune criticità. Il burro Esselunga ha ottenuto un punteggio complessivo giudicato mediocre, mentre Parmareggio figura tra i prodotti più problematici del test. In alcuni campioni di questi marchi è stata infatti riscontrata la presenza di coliformi, un indicatore di possibili carenze igieniche nel processo produttivo. Tracce simili sono state rilevate anche in altri burri della grande distribuzione, tra cui quelli a marchio Eurospin e Conad.

Perché questa ricerca è ancora attuale

Sebbene lo studio risalga a cinque anni fa, i suoi risultati restano rilevanti. Le dinamiche della grande distribuzione non sono cambiate radicalmente e molti dei prodotti analizzati sono ancora oggi presenti sugli scaffali con formulazioni simili.

La ricerca condotta da Il Salvagente offre quindi uno spunto importante: non sempre il marchio più noto è sinonimo di qualità superiore. Spesso, prodotti meno pubblicizzati garantiscono standard migliori a prezzi più accessibili.

Considerazionin finali

Il test dimostra che il burro italiano, nel complesso, è un prodotto sicuro e di buona qualità. Tuttavia, invita anche a un consumo più consapevole e informato. Leggere le etichette, confrontare i prodotti e non affidarsi solo alla fama del marchio resta la strategia migliore per tutelare sia la salute che il portafoglio.

Anche a distanza di anni, questa analisi ricorda una verità semplice ma fondamentale: sapere cosa compriamo è il primo passo per mangiare meglio.

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