
La morte di Maria Sole Agnelli, avvenuta il 26 dicembre 2025 all’età di cento anni, ha riportato improvvisamente alla luce una figura che per decenni aveva scelto il silenzio. Non il silenzio dell’assenza, ma quello della distanza consapevole. In poche ore, accanto ai messaggi di cordoglio istituzionale, sui social si è aperto un fronte opposto, violento, carico di rancore.
Per capire perché il nome di Maria Sole Agnelli continui a generare reazioni così estreme, bisogna tornare indietro. Molto indietro. E separare la persona dal cognome, la biografia individuale dalla storia di una famiglia che ha attraversato un secolo di Italia.
Una nascita dentro la storia italiana
Maria Sole Agnelli nasce il 9 agosto 1925 a Villar Perosa, in Piemonte. È figlia di Edoardo Agnelli e di Virginia Bourbon del Monte. È sorella di Gianni, Susanna, Umberto, Giorgio, Clara e Cristiana Agnelli. Un elenco che, da solo, basta a evocare una dinastia industriale, politica, culturale che ha inciso profondamente sulla storia del Paese.

L’albeoo genealogico della famiglia Agnelli @wikipedia
Crescere in quella famiglia significa convivere fin da giovanissima con un’eredità simbolica enorme. Ma Maria Sole, a differenza di altri membri del clan, sceglie presto una traiettoria laterale. Frequenta ambienti internazionali, studia, viaggia, ma rifugge l’esposizione mediatica. Non cerca un ruolo pubblico per diritto di nascita. E quando lo assume, lo fa in modo atipico.
I matrimoni, i figli, la vita privata
Nel 1949 sposa il conte Ranieri Campello della Spina. Dal matrimonio nascono quattro figli: Virginia, Argenta, Cintia e Bernardino. Rimasta vedova nel 1959, Maria Sole attraversa una fase di ritiro profondo. Nel 1960 si risposa con il conte Pio Teodorani-Fabbri, dal quale nasce il quinto figlio, Edoardo.
La maternità è un asse centrale della sua vita, ma sempre vissuta lontano dalla mondanità. Nessuna esposizione dei figli, nessuna narrazione pubblica della famiglia. Anche negli anni in cui il cognome Agnelli diventa sinonimo di potere assoluto, Maria Sole sceglie una dimensione defilata, quasi ostinatamente normale.
La sindaca senza comizi
Il momento in cui entra davvero nella vita pubblica italiana arriva in modo inatteso. Dopo la morte del primo marito, Maria Sole accetta di candidarsi a sindaca di Campello sul Clitunno, piccolo comune umbro. È il 1960. Non fa campagna elettorale. Non tiene comizi. Viene eletta con un consenso quasi unanime.
Resterà sindaca per dieci anni. Dieci anni di amministrazione concreta: strade, scuole, servizi, tutela del territorio, valorizzazione delle Fonti del Clitunno. Nessuna carriera politica nazionale, nessuna ambizione di potere. Un’esperienza che oggi appare quasi anomala, soprattutto se letta nel contesto di una famiglia spesso associata alle stanze più alte della politica e dell’industria.
L’impegno civile e la Fondazione Agnelli
Terminata l’esperienza amministrativa, Maria Sole Agnelli non scompare. Ma torna a scegliere la discrezione. Per quattordici anni è presidente della Fondazione Agnelli, sostenendo progetti legati all’istruzione, alla scuola, alla ricerca. Anche qui, niente protagonismo. Nessuna personalizzazione. La Fondazione resta un luogo di lavoro, non di celebrazione.
Parallelamente coltiva una grande passione: l’equitazione. È proprietaria di scuderie, allevatrice, dirigente sportiva. Un suo cavallo, Woodland, vince la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Monaco nel 1972. Anche in questo caso, il successo arriva senza clamore.
La scelta della campagna e il rifiuto del palcoscenico
Già dagli anni Cinquanta Maria Sole Agnelli sceglie di vivere a Torrimpietra, nell’agro romano. Una tenuta agricola, una vita scandita dai ritmi della terra, lontana dai salotti torinesi e romani. Difende quel territorio con determinazione, arrivando a esporsi in prima persona contro la realizzazione di una discarica tra il 2011 e il 2012.
Anche quando, nel gennaio 2025, subisce una rapina nella villa, non cambia abitudini. Non si sposta. Non cerca protezioni aggiuntive. Resta lì. È una scelta che racconta più di mille interviste.
La morte e l’esplosione dell’odio online
La morte di Maria Sole Agnelli avrebbe potuto essere un momento di silenzio collettivo. Invece, accanto ai messaggi di cordoglio, sul social X di Elon Musk emergono commenti durissimi, offensivi, carichi di rabbia. Non rivolti alla persona, ma al simbolo. Al cognome. A ciò che rappresenta nell’immaginario collettivo.
Maria Sole Agnelli non è stata una manager industriale, né una politica di professione, né una figura mediatica. Eppure il suo nome continua a polarizzare. Forse proprio perché rappresenta una contraddizione: apparteneva a una delle famiglie più potenti d’Italia, ma ha vissuto come se quel potere non fosse il centro della sua identità.
È sufficiente leggere i commenti sotto ai post delle testate italiane per capire come siano divisi gli italiani dopo la notizia.
Èmorta oggi Maria Sole Agnelli, sorella dell’Avvocato e di Susanna Agnelli. Aveva 100 anni: nata a Villar Perosa (Torino) il 9 agosto 1925, dalle prime nozze con Ranieri Campello della Spina aveva avuto quattro figli (Virginia, Argenta, Cintia e Bernardino), mentre dal secondo… pic.twitter.com/9jkW0WUNw6
— La Stampa (@LaStampa) December 26, 2025
Sono emerse polemiche online anche per il tardivo post della Juventus, storicamente legata alla famiglia Agnelli, che ha poi espresso il proprio cordoglio, ricordandola come una figura di eleganza e riservatezza.
La Juventus si stringe attorno alla famiglia Agnelli per la scomparsa di Maria Sole, sorella di Gianni e Umberto, figura di straordinaria eleganza e testimone instancabile di un secolo di storia bianconera.
— JuventusFC (@juventusfc) December 26, 2025
I funerali e l’ultimo saluto
Come aveva deciso, i funerali si terranno nella chiesa di Palidoro, nel comune di Fiumicino. Una cerimonia sobria, coerente con una vita che ha sempre rifuggito la spettacolarizzazione. La comunità locale la ricorda come una presenza discreta, mai invasiva, profondamente legata al territorio.
