
C’è un momento preciso in cui un film smette di essere solo cinema e diventa qualcos’altro. Un test collettivo. Un riflesso sociale. Con l’uscita di Buen Camino, il nuovo film di Checco Zalone, quel momento è arrivato nel giro di poche ore. Non nelle sale, ma sui social.
Mentre i botteghini registravano incassi record e le sale facevano segnare il tutto esaurito, su X, Instagram e Facebook si accendeva una discussione feroce, spesso violenta nei toni, quasi mai neutra. Zalone, ancora una volta, non ha semplicemente fatto uscire un film. Ha aperto una frattura.
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Buen Camino, le prime reazioni sul nuovo film di Zalone
Checco Zalone si conferma IL GOAT della comicità italiana, film bello e che fa ridere dall’inizio alla fine, non c’è mai un momento senza battute
— Leo (@Acmleo_) December 25, 2025
Una parte consistente del pubblico racconta un’esperienza semplice e diretta: ridere. Ridere molto. Ridere dall’inizio alla fine. Nei commenti più condivisi, il tono è liberatorio. C’è chi difende il diritto alla leggerezza in un periodo storico percepito come cupo, incerto, pesante.

In queste reazioni, il film non viene giudicato come prodotto artistico, ma come funzione sociale. Portare le persone al cinema. Farle staccare. Offrire una pausa. Per molti, questo basta. E non è poco.
“Siamo un popolo di ignoranti”: la reazione opposta
All’estremo opposto, i commenti più duri. Alcuni hanno raggiunto centinaia di migliaia di visualizzazioni in poche ore. Qui il film diventa il simbolo di qualcosa di più grande: un’Italia che, secondo questi utenti, si accontenta. Che ride di poco. Che non aspira a un’evoluzione culturale.
Le parole sono pesanti, spesso sprezzanti. Chi va a vedere Zalone viene descritto come parte di una massa poco istruita, incapace di distinguere l’intrattenimento dalla qualità. Non è una critica al film, ma al pubblico. Ed è proprio questo a rendere la frattura più profonda.
Il paradosso delle sale piene

È un cortocircuito evidente. Da una parte, la condanna morale. Dall’altra, un dato di realtà difficilmente ignorabile: il pubblico c’è. Ed è tanto. Zalone continua a muovere masse in un momento storico in cui il cinema italiano fatica a farlo.
Politicamente scorretto o normalizzato?
Un altro fronte di discussione riguarda il contenuto. C’è chi sostiene che Buen Camino sia tornato a essere politicamente scorretto, come i primi film. Chi, al contrario, lo accusa di essersi ammorbidito, di colpire bersagli comodi, di prendersela con i ricchi senza mai davvero disturbare.
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Anche qui, il dibattito dice più del pubblico che del film. Zalone viene usato come metro. Come cartina di tornasole per misurare quanto ciascuno si senta rappresentato, provocato o deluso.
Il linguaggio social come amplificatore
Sui social, ogni posizione si radicalizza. Il film diventa un pretesto per ribadire identità, appartenenze, visioni del mondo. Non si discute quasi mai di regia, scrittura, ritmo. Si discute di “noi” e “loro”.
Ed è qui che il caso Zalone diventa interessante. Perché riesce ancora a fare quello che pochissimi prodotti culturali italiani sanno fare: dividere trasversalmente. Non per età. Non per orientamento politico. Ma per visione della realtà.
Perché Checco Zalone continua a far discutere
Ogni uscita di Zalone ripropone la stessa domanda, mai risolta: a cosa serve davvero la commedia popolare? A elevare? A disturbare? A intrattenere? O semplicemente a funzionare?
Le reazioni social a Buen Camino mostrano che il comico pugliese occupa ancora uno spazio unico. Non è unanimemente amato. Non è unanimemente rispettato. Ma è centrale. E in un ecosistema culturale spesso anestetizzato, questa centralità è già un fatto politico.
Un film che racconta più il Paese che se stesso
Alla fine, scorrendo i commenti, emerge una sensazione chiara. Buen Camino non viene discusso come un film qualsiasi. Viene usato per parlare d’altro. Del presente. Della frustrazione. Del bisogno di ridere. Della paura di restare fermi.
Ed è forse questo il vero motivo per cui le reazioni social sono così violente, così emotive, così sbilanciate. Perché, volenti o nolenti, Checco Zalone continua a essere uno specchio. Distorto, comico, scomodo. Ma ancora capace di riflettere qualcosa di vero.
Nel rumore dei social, tra chi ride e chi insulta, una cosa resta evidente: Zalone non passa mai inosservato. E finché un film italiano riuscirà a generare questo livello di discussione, di partecipazione e di conflitto emotivo, sarà impossibile liquidarlo come semplice intrattenimento.
