
Una tragedia improvvisa, maturata nel giro di pochi giorni e consumata durante le festività natalizie, ha sconvolto Campobasso dove la madre e figlia sono morte per intossicazione. Antonella Di Ielsi, 50 anni, e la figlia quindicenne Sara Di Vita si sono spente tra sabato e domenica all’ospedale “Cardarelli” dopo una grave intossicazione, la cui origine è ora al centro di una complessa indagine giudiziaria.
La Procura di Campobasso ha avviato immediatamente gli accertamenti, iscrivendo nel registro degli indagati cinque persone tra medici e infermieri che avevano avuto in cura madre e figlia nei giorni precedenti al decesso. Le ipotesi di reato contestate sono omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose, nell’ambito della responsabilità sanitaria.
Il caso ha aperto interrogativi profondi non solo sulle cause dell’intossicazione, ma anche sulla gestione clinica dei primi accessi in pronto soccorso, dove le due erano state dimesse con una diagnosi iniziale di gastroenterite.
I primi accessi in ospedale e le dimissioni
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Antonella Di Ielsi e la figlia Sara si erano recate per due volte al pronto soccorso nei giorni successivi alla Vigilia di Natale, lamentando forti dolori addominali, nausea e vomito. In entrambe le occasioni, dopo idratazione e accertamenti ritenuti di routine, erano state dimesse.
Il quadro clinico, definito inizialmente aspecifico, non avrebbe fatto emergere segnali di allarme tali da giustificare il ricovero immediato. Tuttavia, al terzo accesso, le condizioni delle due si sarebbero aggravate rapidamente, fino al decesso avvenuto poche ore dopo.
La Procura sta ora verificando se vi siano state sottovalutazioni dei sintomi o errori nell’applicazione dei protocolli diagnostici, soprattutto considerando l’età della minore e l’evoluzione fulminea del quadro clinico.
Sequestrati gli alimenti consumati a Natale
Parallelamente all’indagine sanitaria, la Squadra Mobile ha effettuato un ampio sequestro nell’abitazione di Pietracatella dove la famiglia aveva trascorso il Natale. Sono stati prelevati alimenti conservati in frigorifero, barattoli, conserve e anche scarti recuperati dai rifiuti domestici.
Tra i prodotti sequestrati figurano vongole, cozze, seppie, baccalà e funghi, alcuni dei quali confezionati e certificati, consumati durante la cena del 24 dicembre. Tutto il materiale è stato inviato all’Istituto zooprofilattico per le analisi tossicologiche e microbiologiche.

Gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi: dall’intossicazione alimentare classica a una possibile contaminazione chimica. Gli esiti degli esami saranno determinanti per individuare l’agente responsabile.
Madre e figlia morte per intossicazione, cosa hanno mangiato? L’ipotesi
Tra le piste investigative prese in considerazione dalla Procura c’è anche quella di una possibile contaminazione della farina. Secondo quanto emerso dagli accertamenti preliminari, in un mulino riconducibile a parenti del padre delle vittime sarebbe stata effettuata, alcuni mesi fa, una disinfestazione contro i roditori. Gli inquirenti non escludono, seppur con estrema cautela, che vi possa essere stato un contatto accidentale tra sostanze utilizzate per il trattamento e prodotti alimentari successivamente consumati.
Si tratta di una pista ancora tutta da verificare, che al momento non rappresenta una certezza ma un’ipotesi tecnica inserita nel quadro complessivo delle indagini. L’eventuale esposizione a veleni per roditori o ad altri agenti chimici potrebbe spiegare la rapidità e la gravità del decorso clinico, soprattutto in presenza di sintomi inizialmente aspecifici.
Le tre direttrici dell’indagine della Procura
L’inchiesta si muove lungo tre direttrici principali. La prima riguarda le responsabilità individuali dei sanitari coinvolti, per verificare eventuali negligenze, ritardi o sottovalutazioni cliniche.
La seconda direttrice punta a individuare con precisione la fonte di innesco dell’intossicazione: capire cosa abbia causato un decorso così violento e rapido, soprattutto nei confronti di una ragazza di 15 anni.
La terza riguarda la tutela della salute pubblica. Gli investigatori intendono escludere l’esistenza di ulteriori fonti di rischio, così da prevenire nuovi casi analoghi e garantire la sicurezza della collettività.
Le condizioni del padre e il contesto familiare
Anche il padre della ragazza, Gianni Di Vita, 55 anni, ex sindaco di Pietracatella, si è sentito male negli stessi giorni ed è stato ricoverato. Attualmente si trova all’Istituto Spallanzani di Roma, in condizioni giudicate stabili ma sotto stretto monitoraggio.
La figlia maggiore della coppia, 19 anni, non avrebbe consumato il pasto natalizio in casa e non ha manifestato sintomi. Anche questo elemento è al vaglio degli investigatori per ricostruire con esattezza la dinamica degli eventi.
La posizione dell’Asl: “Protocolli rispettati”
L’Azienda sanitaria regionale del Molise ha diffuso una nota ufficiale per chiarire il proprio punto di vista. Secondo il direttore generale, durante i primi accessi al pronto soccorso sarebbero state rispettate tutte le linee guida previste per sintomatologie gastroenteriche aspecifiche.
L’Asl ha spiegato che le dimissioni sarebbero state condivise con i familiari e che solo successivamente il quadro clinico si sarebbe evoluto in una condizione gravissima, con una compromissione multi-organo.
L’azienda sanitaria ha comunque avviato verifiche interne e collaborerà con l’autorità giudiziaria per ricostruire l’intero percorso assistenziale.
Una tragedia che chiede risposte
Le autopsie, previste nei prossimi giorni, e gli esami sui campioni alimentari saranno passaggi decisivi per chiarire le cause della morte di Antonella Di Ielsi e della figlia Sara. Solo allora sarà possibile stabilire se la tragedia poteva essere evitata e se vi siano responsabilità penali.
