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Alternative al fumo tradizionale: cosa offre il mercato

22/03/2022 09:24 - Aggiornamento 22/03/2022 17:36

Il fumo è un’abitudine notoriamente diffusa in Italia; secondo i dati elaborati dalla sorveglianza PASSI dell’Istituto Superiore di Sanità, i fumatori sono il 24% della popolazione adulta, mentre il resto è rappresentato da soggetti che non fumano (58%) o hanno smesso (18%). In aggiunta, come riferisce l’ISS, “dal 2008, la percentuale di fumatori va riducendosi significativamente in tutto il territorio italiano”, con “la quota di ex fumatori cresce all’avanzare dell’età”.

Uno dei fattori che, specie negli ultimi anni, ha contribuito ad alimentare questo trend è la comparsa sul mercato di diverse alternative al tabacco da combustione (sigarette tradizionali e non solo), ovvero la sigaretta elettronica e i dispositivi a tabacco riscaldato. In una nota stampa pubblicata a maggio 2020, l’ISS ha inoltre rilevato come “sono diminuiti durante il lockdown i fumatori di sigarette tradizionali, ma sono aumentati i consumatori di tabacco riscaldato e sigaretta elettronica”. Ciò testimonia come un crescente numero di fumatori adulti si rivolga a prodotti alternativi rispetto alle tradizionali sigarette: di seguito, vediamo quali sono.

Le sigarette elettroniche

La sigaretta elettronica ha fatto la propria comparsa sul mercato nel 2006. Da allora ha riscosso un certo successo dal punto di vista commerciale; nel 2020, secondo i dati ISS, i fumatori adulti italiani che ne facevano uso erano il 4%.

Dal punto di vista tecnico, una e-cig è un dispositivo di vaporizzazione; utilizza un atomizzatore per riscaldare una soluzione contenente acqua, aromi naturali, sostanze che servono a veicolare le fragranze (glicole propilenico o glicerolo) e una concentrazione variabile di nicotina. Nei device “a sistema aperto”, la soluzione è contenuta all’interno di una cartuccia di ricarica che, una volta esaurito il liquido, viene sostituita; nelle sigarette elettroniche “a sistema chiuso”, invece, al posto della cartuccia si trova un serbatoio di vaporizzazione, nel quale il liquido viene reinserito ogni qual volta si esaurisce.

A prescindere dal tipo di “sistema”, la soluzione viene scaldata grazie ad un atomizzatore, alimentato da una batteria a sua volta collegata ad un apposito sensore (che si attiva quando l’utilizzatore aspira). Il risultato della vaporizzazione è un aerosol aromatizzato, che riproduce l’esperienza della sigaretta tradizionale ma senza l’abbruciamento del tabacco; di conseguenza, questi dispositivi non producono fumo o cenere.

I riscaldatori di tabacco

I dispositivi a tabacco riscaldato, noti anche come THP (Tabacco Heating Product), sono device di nuova generazione, presenti sul mercato dal 2016. Sfruttano un principio di funzionamento molto diverso da quello delle e-cig: anziché vaporizzare una soluzione a base di acqua utilizzano tecnologie diverse per riscaldare una mistura di tabacco contenuta all’interno di una stick di ricarica; si tratta a tutti gli effetti di una sigaretta senza combustione. La temperatura del tabacco riscaldato, infatti, raggiunge al massimo i 300°, non sufficienti ad innescare la combustione (che avviene a 900°).

Come detto, le tecnologie utilizzate per scaldare il tabacco sono diverse; ci sono dispositivi che impiegano una resistenza a controllo elettronico, così che il sistema non si surriscaldi. In alternativa, i device a tabacco riscaldato presentano uno specifico software per la regolazione della temperatura.

In aggiunta, vi sono riscaldatori, come quelli a marchio gloTM, che scaldano la stick di tabacco fino a 260°, mediante un sistema a induzione (la Induction Heating Technology) formato da una bobina avvolta attorno ad una camera di riscaldamento. I dispositivi di gloTM sono in vendita presso i negozi specializzati di prodotti per fumatori adulti nonché sullo store digitale del brand.

Il tabacco trinciato

Il tabacco trinciato rientra, secondo l’ISS, nei prodotti da fumo diversi dalle sigarette tradizionali; come si legge sul sito dell’Istituto, la maggiore diffusione di tale prodotto “è in parte spiegata dal minor costo, determinato da una minore pressione fiscale rispetto a quella imposta sulle sigarette confezionate”. Per quanto riguarda il consumo, “i dati annuali confermano un progressivo e significativo aumento dall’11% del 2015 al 16% del 2020”.

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