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Autostrade, oggi si decide per la revoca o per il controllo pubblico

09/07/2020 09:43

Dopo due anni di discussioni, è arrivato il giorno: oggi il governo decide riguardo al dossier Autostrade. Le opzioni da valutare sono due: la revoca o il controllo pubblico. Quello che è certo è che ormai non si può più rimandare, soprattutto dopo che la gestione del Ponte di Genova è stata riaffidata ad Aspi.

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Autostrade, revoca o controllo pubblico

Dopo la tragedia del crollo del Ponte Morandi, avvenuta lo scorso 14 agosto del 2018, si è iniziato a parlare della revoca totale della concessione dello Stato ad Autostrade per l’Italia. In particolare, a portare avanti la battaglia è stato in primis il Movimento 5 Stelle, spalleggiato anche dall’allora alleato Matteo Salvini. A riguardo il Presidente Conte, tuttavia, si è sempre espresso in modo cauto, frenando l’ipotesi di revocare la concessione per questioni giudiziarie. C’era la possibilità, infatti, per lo Stato di dover pagare un indennizzo nel caso in cui le ragioni della revoca non fossero considerate valide in tribunale. Le carte in tavola sono cambiate solamente ieri: la Corte costituzionale ha affermato che l’esclusione di Autostrade dai lavori per il nuovo ponte era legittima.

La società concessionaria, infatti, aveva presentato ricorso al Tar della Liguria, che ha sollevato la questione della legittimità. I giudici costituzionali, però, hanno ritenuto che il legislatore, nell’immediato, si sia mosso come in autotutela escludendo chi, in quanto “manutentore” della struttura, poteva avere una responsabilità sul cedimento. Quindi senza violare i principi di ragionevolezza, le garanzie sul giusto processo e la difesa della libertà imprenditoriale e di concorrenza.

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Autostrade, l’ultimatum del governo ai Benetton

Poi c’è la questione Benetton. La Consulta, nella stessa nota, ha sottolineato che la decisione della revoca può essere considerata legittima per ragioni di immediatezza. Cosa che dopo due anni smette di valere. Proprio per questo la task force incaricata di concludere la trattativa lancerà un ultimatum: o l’azienda di proprietà della famiglia Benetton accetta il pacchetto di condizioni stabilito dal governo Conte bis, oppure si procederà con la revoca. L’opzione, però, non è così immediata: per un accordo sulla revisione della concessione il governo ritiene inevitabile uno stravolgimento dell’assetto azionario. Questo significherebbe che Atlantia, quindi la famiglia Benetton, diventerebbe azionaria di minoranza mentre Cassa Depositi e un veicolo costituito ad hoc da F2i si accaparrerebbero la maggioranza.

In sostanza, avverrebbe un ritorno al controllo pubblico delle infrastrutture. Che si tradurrebbe, in pratica, in un esproprio. Ed è proprio questo il motivo per cui i tavoli tecnici si sono finora arenati: non è chiaro quanto varrebbe la quota che i Benetton dovrebbero vendere. Soprattutto dopo anni di agevolazioni nei confronti dei concessionari. Quindi pare essere una questione prettamente politica, perché si intreccia con alcuni casi che la gestione privata delle autostrade, negli anni, ha creato. Come gli aumenti concessi, gli investimenti dei sei miliardi di dividendi distribuiti agli azionisti, o le manutenzioni. >>Tutte le notizie di UrbanPost

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