È un quadro drammatico quello che viene fuori dal rapporto di Medici Senza Frontiere sulla situazione precaria dei braccianti in Basilicata. Circa 2 mila persone impegnate nei campi nella raccolta della frutta, ‘ammassati’ in baraccopoli in condizioni di vita disumane. Lo spaccato, emerso dal rapporto Vite a giornata. Precarietà ed esclusione nelle campagne lucane, è stato presentato ieri, martedì 21 gennaio 2020, da Medici Senza Frontiere a Matera. Il risultato è una denuncia di sgomberi senza fine, di condizioni igieniche praticamente assenti e dell’assoluta impossibilità per molti di accedere alle cure mediche.
Basilicata, braccianti in baraccopoli: l’intervento di MSF
Sono stati gli operatori di Medici Senza Frontiere ad offrire – tra il luglio e il novembre del 2019 – le cure mediche ai braccianti in Basilicata, fornendo orientamento socio-sanitario in 7 insediamenti informali, tra cui l’ex-Felandina. Poi, nel dicembre 2019, l’organizzazione ha passato il testimone all’associazione locale Loe-Uisp, in cui operano anche medici volontari, a cui sono stati donati il camper dell’unità mobile, le attrezzature mediche e le scorte di farmaci. L’intervento di MSF, in collaborazione con le Aziende Sanitarie Locali, si è concretizzato in una clinica mobile che ha effettuato in cinque mesi 910 visite mediche. Avvilenti gli esiti di tali controlli: 785 i casi in cui sono state riscontrate condizioni mediche legate alle difficili condizioni di lavoro e di vita; un paziente su 3 ha riportato infiammazioni muscoloscheletriche, mentre uno su 4 ha evidenziato disturbi riconducibili alla malsana situazione nelle baraccopoli, quali problemi gastrointestinali e respiratori, dermatiti e reazioni allergiche.
Difficoltà per i braccianti di accedere al sistema sanitario
Registrati anche 51 casi di malattie croniche come diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, respiratorie e nefrologiche, identificate in gran parte per la prima volta durante le visite con MSF. La causa, spesso, il problema di accesso per i braccianti al sistema sanitario: più di 1 paziente su 2 ha manifestato tale ostacolo nonostante oltre il 30% di essi abbia dichiarato di essere in Italia da più di 8 anni. Solo il 43% degli assistiti era in possesso di una tessera sanitaria in corso di validità, mentre il 27% presentava una tessera sanitaria scaduta non rinnovabile a causa delle barriere amministrative legate all’impossibilità di indicare una residenza. Il 28%, infine, ha dichiarato di non aver mai avuto una tessera sanitaria né un codice STP, e solo il 2% era in possesso di un codice STP (lo strumento per l’applicazione del diritto all’assistenza sanitaria).
La richiesta di MSF alle autorità locali
Il dossier di MSF in Basilicata porta alla luce l’inadeguatezza del Sistema Sanitario Nazionale ai bisogni dei lavoratori soggetti ad alta mobilità, e come le barriere amministrative non garantiscano alle persone l’accesso ai servizi di medicina generale. La richiesta dell’organizzazione alle autorità locali è quella di abbattere le barriere di accesso al sistema sanitario attraverso l’attivazione di ambulatori di medicina dedicati nei territori in cui si registra una forte presenza di stranieri, anche a carattere regionale. Non solo, chiede inoltre servizi di mediazione linguistico-culturale nelle strutture sanitarie e programmi di formazione per il personale socio-sanitario sull’approccio interculturale, come indicato nel piano socio-sanitario della Regione Basilicata 2018-2020. Anche la definizione di strategie di lungo periodo per garantire soluzioni abitative dignitose alle persone di origine straniera presenti sul territorio figura tra le richieste di MSF, con la distinzione tra soluzioni stagionali e soluzioni rivolte a coloro che decidono di stanziarsi nella regione.
Leggi anche —> Padova peste suina, sequestrate 10 tonnellate di carne cinese: subito incenerita