Tra poco più di un mese le aziende non avranno più l’obbligo di non licenziare i propri dipendenti. Il 30 giugno scade infatti il blocco licenziamenti per le grandi imprese che hanno la possibilità di accedere alla Cassa integrazione ordinaria, come stabilito nell’ultimo decreto Sostegni. Il blocco dei licenziamenti era una misura volta a tutelare i posti di lavoro, messi a dura prova dall’emergenza Covid. Che conseguenze ci saranno per i lavoratori a livello nazionale? Quali sono i settori più a rischio?
Blocco licenziamenti: scadenze
Con il Decreto Sostegni Bis, il Governo ha deciso la fine del blocco dei licenziamenti il 30 giugno, per le imprese di grandi dimensioni che possono usufruire della cassa integrazione ordinaria. I lavoratori delle imprese più piccole, nel settore artigianale ad esempio, potranno contare sul blocco dei licenziamenti fino al prossimo 31 ottobre. Tutte quelle piccole o medie aziende che non hanno a disposizione la cassa integrazione ordinaria, potranno usufruire della cassa integrazione in deroga Covid gratuita tra il 1 aprile e il 31 dicembre 2021.
I sindacati stanno protestando in questi giorni per la decisione del Governo di non prolungare il blocco dei licenziamenti fino alla fine dell’emergenza sanitaria. “Capisco le ragioni della richiesta, ma credo sia più utile concentrarsi sulle situazioni di maggior sofferenza e orientare là risorse”. Così Andrea Orlando, ministro del Lavoro, ha risposto ai sindacati. Il ministro ha sottolineato la necessità in questo momento di interventi mirati.