Calabria zona rossa. Bibbidi bobbidi du: i ricoverati non ci sono più. Come per magia, dopo le anticipazioni del decreto in vigore da oggi i pazienti in terapia intensiva in Calabria sono passati da essere 26 a 10. Forse un miracolo, forse una manipolazione dei criteri. Il trucchetto però non è stato sufficiente a non far inserire la Regione nelle zone rosse insieme a Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta. E questa cosa non è piaciuta affatto al vicepresidente Nino Spirlì, in carica dopo la morte prematura di Jole Santelli, che ora minaccia di far ricorso al Tar.
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Calabria zona rossa, il “mago Spirlì” cambia il numero dei ricoverati
La magia è successa martedì pomeriggio, quando ormai era chiaro che la Calabria sarebbe stata inserita tra le regioni più a rischio. Quel giorno il bollettino regionale ha registrato, in tutta la Regione, 26 posti in terapia occupati da pazienti Covid. Precisamente, 14 a Cosenza, 6 a Catanzaro e 6 a Reggio Calabria. Dopo tutte le anticipazioni, e dopo aver ormai comprovato la certezza della futura zona rossa, alle ore 22:25 la Regione ha inoltrato un nuovo bollettino, aggiornato. I 14 pazienti di Cosenza si sono trasformati miracolosamente in 2, così come quelli ricoverati al Grande ospedale metropolitano di Reggio.
Forse la Calabria ha trovato la cura immediata al Coronavirus, o forse più semplicemente potrebbe aver modificato i dati. Il sospetto, infatti, è che possa essere stato cambiato qualcosa per evitare una zona rossa che, in quel territorio, provocherebbe forse più conseguenze che in altri. Un errore, per essere, c’è stato davvero: a Reggio Calabria i ricoverati erano 5, e non sei. Il numero però è comunque diverso da 2. Sulla pagina del giornale locale Corriere della Calabria, poi, è spuntato fuori il documento con il quale il Gom, nel pomeriggio, aveva comunicato che “presso la terapia intensiva Covid risultano ricoverati 5 pazienti dei quali 2 intubati e ventilati meccanicamente”.
Calabria zona rossa, Spirlì vuole fare ricorso al Tar
Potrebbe, quindi, essere stato modificato uno dei criteri di conteggio: in questo modo si spiegherebbe il passaggio da 5 a 2 pazienti. Lo stesso è avvenuto a Cosenza, dove solo due pazienti, su 14 ricoverati in terapia intensiva erano anche intubati. E così, per la Regione si possono considerare in terapia intensiva solamente i pazienti intubati, e non tutti i positivi ricoverati in quel reparto. Perchè, d’altra parte, occupano solamente un letto, mica sono intubati!
Con questo, però, sembra che la Calabria abbia manipolato i dati, con lo scopo di non andare incontro a un destino già previsto. Un destino che, alla fine, si è realizzato nonostante gli sforzi per contrastarlo. Perché, comunque, anche i pazienti non intubati sono ricoverati: i loro posti, quindi, come fanno a essere considerati a disposizione?
Nonostante tutto questo, il leghista Spirlì ha dichiarato di voler far ricorso al Tar, convinto che la Calabria non si meriti di essere considerata una regione rossa. “Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale e annichilirla”, ha detto annunciando la volontà di fare ricorso. “È piuttosto arduo comprendere le ragioni che sorreggono l’ordinanza ministeriale. Non capisco la volontà, evidentemente preconcetta, di chiudere una Regione i cui dati epidemiologici non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura. Altre regioni, con dati peggiori dei nostri, non sono state inserite neanche nella zona arancione. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali l’esecutivo ha deciso di uccidere questo territorio”.
Guccione (PD): “Se non fosse una cosa tremendamente seria sembrerebbe di essere su ‘Scherzi a parte’ “
“E’ grave che in meno di 12 ore, senza dare alcuna spiegazione, possano cambiare dei dati ufficiali. Questo dimostra il pressappochismo che imperversa alla Cittadella. Oggi siamo arrivati all’assurdo”, ha commentato il consigliere regionale del PD Carlo Guccione. “In questo momento così delicato per la nostra Regione, non c’è certezza neanche nei dati sui ricoveri che dovrebbero essere certi e ufficiali. Non si può continuare così, sono evidenti i danni che si stanno producendo alla salute dei calabresi e sull’economia della nostra Regione”. E infine: “Se non fosse una cosa tremendamente seria, sembrerebbe di essere su Scherzi a parte“.
Allo stesso modo si espresso anche Luigi Tassone, un altro consigliere dem: “Anziché utilizzare questi mesi per prepararsi alla seconda ondata, si è continuati sulla strada delle parole e della propaganda. Si tratta di inequivocabili segnali di inadeguatezza della gestione dell’emergenza sanitaria. Il commissario alla Sanità e il Dipartimento competente devono intervenire al più presto per rimettere la Calabria in carreggiata. A tutto questo va aggiunto il danno d’immagine subito dalla Calabria e dai calabresi per l’inefficienza di chi è deputato a gestire la crisi. La nostra comunità merita ben altro”. >>Tutte le notizie di UrbanPost