Il canone televisivo italiano, spesso chiamato anche “Canone RAI”, è una tassa che accompagna la vita quotidiana di milioni di famiglie e contribuenti. Non è un semplice abbonamento a un servizio televisivo, ma una vera e propria imposta sulla detenzione di apparecchi televisivi o dispositivi idonei a ricevere trasmissioni radiotelevisive sul territorio italiano.
In questo approfondimento chiariamo in modo dettagliato tutto ciò che c’è da sapere: dall’origine giuridica del canone alle modalità di pagamento, dai costi attuali alle condizioni di esenzione. Un quadro completo per capire cosa siamo tenuti a pagare, perché e a chi spetta l’onere.
Cos’è il canone televisivo e perché si paga
Il canone televisivo in Italia è una tassa prevista dalla legge per il possesso di apparecchi idonei a ricevere trasmissioni televisive. Non si tratta di un abbonamento volontario a un servizio televisivo, ma di un obbligo fiscale legato al semplice possesso di un televisore o di apparecchi che possono essere adattati a ricevere segnali radiotelevisivi.
La normativa che istituisce il canone risale al regio decreto del 21 febbraio 1938 n. 246, una legge storica che continua a costituire la base giuridica dell’imposizione. Il canone è stato concepito per finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo (RAI), garantendo una fonte stabile di entrate per la produzione e diffusione di contenuti.
Quanto costa il canone televisivo in Italia nel 2025
Per l’anno 2025, l’importo del canone televisivo ordinario è stato riportato a 90 euro all’anno. Questa cifra vale per l’intero anno e costituisce l’ammontare che ogni nucleo familiare è tenuto a versare se detiene in casa uno o più apparecchi idonei alla ricezione dei programmi televisivi.
Dopo una riduzione temporanea a 70 euro per il 2024, le normative sulla legge di bilancio hanno riportato l’importo a 90 euro per il 2025.
È importante sottolineare che il costo è annuale e non aumenta in base al numero di televisori o di dispositivi presenti in un’abitazione: si paga una sola volta per famiglia anagrafica residente.
Come si paga il canone televisivo in Italia
Dal 2016 il pagamento del canone televisivo in Italia avviene principalmente tramite addebito nella bolletta dell’energia elettrica delle utenze domestiche. Questo metodo è stato introdotto per contrastare l’evasione fiscale, che in passato era molto alta.
L’importo complessivo di 90 euro viene solitamente suddiviso in 10 rate, con addebiti mensili o bimestrali nella bolletta dell’elettricità da gennaio a ottobre. Per esempio, se la bolletta è mensile, si vedrà addebitare circa 9 euro al mese; se è bimestrale, l’importo potrebbe essere di circa 18 euro ogni due mesi.
Nel caso in cui la bolletta dell’energia non sia intestata a nessun componente della famiglia residente ma si possieda comunque un televisore, il canone va versato tramite modello F24 in un’unica soluzione annuale oppure in rate semestrali o trimestrali secondo le scadenze previste nella normativa.
Chi deve pagare il canone televisivo
Il pagamento del canone in Italia è dovuto da chiunque possieda una o più apparecchiature idonee alla ricezione di trasmissioni televisive. In pratica, se nella tua abitazione hai un televisore che può ricevere canali, indipendentemente dal fatto che tu lo utilizzi o meno, sei tenuto al pagamento del canone.
La tassa è legata alla famiglia anagrafica residente, quindi anche se in casa ci sono più televisori si paga una sola volta, purché tutti appartengano allo stesso nucleo familiare.
La legge non fa differenza tra chi guarda solo TV tradizionale o chi utilizza piattaforme streaming: ciò che conta è la capacità tecnica del dispositivo di ricevere segnali televisivi.
Esenzioni dal pagamento del canone Rai
Esistono alcune condizioni specifiche in cui non è necessario pagare il canone televisivo. Tra queste, la principale è il caso in cui nella famiglia anagrafica non sia presente alcun televisore né apparecchio idoneo alla ricezione delle trasmissioni.
In queste situazioni, è possibile presentare una dichiarazione all’Agenzia delle Entrate per confermare che non si possiedono apparecchi televisivi e quindi ottenere l’esenzione dal pagamento. La procedura richiede la compilazione di moduli specifici e, in molti casi, un aggiornamento annuale della dichiarazione per continuare a beneficiare dell’esenzione.
Altre categorie che, in casi particolari, possono essere esentate includono persone con più di 75 anni con redditi sotto una certa soglia, militari stranieri in servizio in Italia, diplomatici e alcuni casi speciali previsti dalla legge. Tuttavia, queste esenzioni richiedono sempre l’invio di documentazione e la verifica del soddisfacimento dei requisiti.
Modalità alternative di pagamento
Oltre al pagamento in bolletta elettrica, chi non ha un intestatario di fornitura elettrica nella propria famiglia può versare il canone tramite bollettino postale o addebito diretto sul conto corrente. La scelta può dipendere dalla situazione specifica del nucleo familiare e dalla presenza di contratti di energia intestati a membri del nucleo.
Le scadenze per questi pagamenti sono fissate dalla normativa e possono prevedere pagamenti annuali entro la fine di gennaio, oppure pagamenti in soluzioni semestrali o trimestrali nei termini stabiliti.
Sanzioni per mancato pagamento
Chi non paga il canone entro i termini previsti può incorrere in sanzioni pecuniarie. Queste multe aumentano progressivamente con il ritardo nel pagamento. Inoltre, gli importi non versati possono essere recuperati tramite le normali procedure di riscossione coattiva previste per le imposte tributarie.
In casi estremi di resistenza sistematica al pagamento e dichiarazioni false, possono esserci anche conseguenze più gravi, inclusi azioni legali per il recupero del credito da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Canone speciale per imprese ed esercizi pubblici
Oltre al canone televisivo “ordinario” pagato dai nuclei familiari, esiste anche un canone speciale per TV e radio nei locali pubblici, negli esercizi commerciali, negli alberghi, nei cinema e in altri spazi aperti al pubblico. Questo canone speciale ha importi differenti e spetta alle imprese e agli enti che detengono apparecchi televisivi al di fuori dell’ambito familiare.
Le tariffe e le modalità di versamento del canone speciale sono stabilite da norme specifiche e vengono pubblicate periodicamente, con criteri che dipendono dal tipo di esercizio e dal numero di apparecchi presenti.
Perché si paga ancora il canone televisivo
Nonostante l’evoluzione delle tecnologie e l’uso sempre più diffuso di servizi streaming e piattaforme online, il canone televisivo resta una delle imposte più radicate del sistema fiscale italiano. Esso rappresenta una delle principali fonti di finanziamento per il servizio pubblico radiotelevisivo, garantendo una copertura finanziaria stabile per la produzione di contenuti di interesse pubblico e culturale.
Storicamente, senza una tassa come il canone, la RAI avrebbe dovuto cercare altre forme di finanziamento, come aumenti della pubblicità o maggiori fondi statali diretti, con conseguenze diverse sulla programmazione e sull’indipendenza editoriale.
Cosa sapere per non sbagliare
Il canone televisivo in Italia può sembrare un argomento tecnico e distante dalle questioni quotidiane, ma per molti contribuenti è una voce importante nel bilancio familiare. Con un importo di 90 euro annui per il 2025 e anche per il 2026, il canone rappresenta una tassa che si paga non per ciò che si guarda, ma per il possesso di un apparecchio che può ricevere trasmissioni TV.
Conoscere le regole, le modalità di pagamento e le possibili esenzioni può far risparmiare tempo, denaro e problemi con l’Amministrazione finanziaria. Se non possiedi una TV o rientri in una categoria esente, è fondamentale presentare tempestivamente la comunicazione all’Agenzia delle Entrate per evitare addebiti non dovuti.
Alla fine dei conti, il canone televisivo rimane un elemento peculiare dell’ordinamento italiano, con radici profonde e un ruolo preciso nel sistema di finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo. Capirne i meccanismi significa anche esercitare pienamente i propri diritti di cittadino contribuente.
