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Carabinieri, l’accusa del Colonnello Ultimo: “Una casta di pochi generali tiene in pugno l’Arma”

28/07/2020 19:14 - Aggiornamento 28/07/2020 19:31

Oggi l’Arma dei carabinieri è sotto il mirino delle Procure. Negli ultimi mesi sono emerse svariate inchieste giudiziarie contro di essa, un esempio è la notizia sconvolgente del sequestro della caserma di Piacenza, un’azione mai avvenuta prima nella storia italiana. E per il colonnello Sergio De Caprio, più conosciuto come Ultimo, il motivo è solamente uno: “Una casta di pochi generali, scollegata dalla realtà, tiene in pugno l’Arma”.

>>Leggi anche: Carabinieri arrestati a Piacenza, trans confessa: «In caserma botte e festini pippando cocaina»

Carabinieri, l’accusa del Capitano Ultimo

Il Capitano Ultimo è colui che mise le manette a Totò Riina. In congedo da febbraio, è stato subito chiamato dalla presidente della Regione Calabria Iole Santelli per far parte della giunta regionale, con l’incarico di assessore all’Ambiente. Venticinque anni di vita sotto scorta, è sempre stato emarginato dall’Arma dei Carabinieri. Nella sua carriera ha svolto alcune delle più importanti indagini effettuate negli ultimi decenni come, appunto, l’arresto del capo dei Cosa Nostra. Ma questo non è mai stato sufficiente per farlo avanzare da colonnello a generale. Anzi, a lui sono sempre stati preferiti nomi di militari che non si sono occupati di contrasto alla mafia.

Formalmente, il colonnello Ultimo non è mai diventato generale perché non ha effettuato il “biennio di comando”, come previsto dalle regole militari per salire di grado. Perché nell’Arma non vieni valutato per i successi, ma per gli scalini che percorri. Senza quelli, non ti è permesso andare avanti.

Riguardo a quanto sta accadendo nell’ambito delle forze dell’ordine, il comandante Ultimo ha le idee molto chiare: più che sradicare il problema alla radice, si tenta di capire come camuffarlo. E per questo emergono inchieste su inchieste, soprattutto perché “una casta di pochi generali, scollegata dalla realtà, tiene in pugno l’Arma”, e perché “al vertice si esercita una disciplina che calpesta i diritti costituzionali”.

carabinieri

Colonnello Ultimo: “Di fronte a un fallimento simile, alcuni non possono restare al loro posto”

Dopo il sequestro della caserma di Piacenza, tutti gli ufficiali, anche quelli non indagati, sono stati trasferiti. Persino il comandante provinciale, il quale era arrivato a viale Romania da solamente poco più di sei mesi. Secondo il Colonnello Ultimo, questo è proprio una delle questioni che affligge l’Arma: “Il problema non è chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti, una specializzazione che si sta sempre più affinando. Nel senso che adesso si misura quanto tempo viene impiegato per chiudere la porta ogni volta che i buoi sono scappati”, spiega a Il Riformista. “C’è un’indagine in corso, si capiranno i motivi, le cause, i mandanti, gli esecutori. La magistratura, come al solito, farà chiarezza. Ma non è questo il problema.
Credo che quello che interessi tutti è che ci sia un’organizzazione seria che porti avanti una politica del personale efficace e inclusiva. Una politica di gestione che coinvolga le donne e gli uomini che indossano una divisa, che li faccia sentire uniti e parte della bandiera più bella del mondo: il tricolore”.
Cosa che, a parere del Colonnello Ultimo, oggi non accade: “Mi sembra di tutta evidenza che l’attuale leadership non abbia il controllo dell’organizzazione. Si tratta di una leadership non in grado di coinvolgere i militari”. E qui l’attacco è diretto nei confronti di Giovanni Nistri, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri. “Di fronte a un fallimento simile, il comandante generale e il capo di stato maggiore non possono restare al loro posto”.
Carabinieri Piacenza

Carabinieri, Ultimo: “Al vertice si esercita una disciplina che calpesta i diritti costituzionali”

E non solo. Il Colonnello Ultimo punta il dito contro l’Arma con un’affermazione molto forte: “Al vertice si esercita una disciplina che calpesta i diritti costituzionali”. Il primo errore? “Chiudere ogni strada al sindacato di mutuo soccorso” che, secondo lui, “è stato boicottato”. “Si puniscono in via disciplinare e penale militare i rapporti amicali e affettivi attraverso i social, violando la Costituzione. Il risultato è stato alienare il personale. La base è stata umiliata, divisa, calpestata, tenuta lontano dai valori che gli anziani hanno insegnato”. Poi ancora: “Dal sindacato sono stati esclusi i carabinieri in congedo in quanto ritenuti portatori di interessi esterni all’Istituzione. Penso che questo faccia capire con che tipo di gente abbiamo a che fare”.

Qual è la soluzione a tutto questo? Per il Colonnello Ultimo è molto semplice: cambiare la leadership. E farlo velocemente. “Il cambio deve essere accompagnato dall’avvio di un’inchiesta che faccia luce su come è stata gestita l’Arma”.

La quale, sottolinea, “deve essere rifondata. Merita di essere difesa e non predata come stanno facendo questi personaggi. La severità non serve a nulla. Non si deve creare un regime nel 2020. La disciplina è uguaglianza e fratellanza, è legalità, è mutuo soccorso, bisogna guardare oltre le funzioni e il grado. Non deve esserci il dominio e il privilegio di una casta sulle categorie inferiori”. Per questo, secondo lui, aver ostracizzato il sindacato ha influito in modo significativo. “Ha visto quanti suicidi ci sono ultimamente fra i carabinieri? Perché questo argomento non viene mai affrontato?”, ha detto in conclusione, lasciando aperto un interrogativo a cui è necessario trovare una risposta il prima possibile. Anche se, forse, ormai è già tardi. >>Tutte le notizie di UrbanPost

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